Vai al contenuto

Parole a Manovella - L'Urlo


Messaggi raccomandati

Speriamo!!!

ACSP dal 01/06/2011

ACTC dal 23/01/2012

Apple quasi mai inventa l'acqua calda.

La mette solo dentro ad un tubo che finisce con un innaffiatoio e rende più facile e bello farsi la doccia!

Link al commento
Condividi su altri siti

  • Risposte 10,3k
  • Creato
  • Ultima Risposta

e allora Buon non compleanno! :)

Lentamente muore/chi diventa schiavo dell'abitudine(...) Lentamente muore/(...)chi e' infelice sul lavoro,/chi non rischia la certezza/per l'incertezza per inseguire un sogno(...)Lentamente muore chi non viaggia,/chi non legge, chi non ascolta musica,/chi non trova grazia in se stesso./ Muore lentamente/chi distrugge l'amor proprio,/chi non si lascia aiutare;/chi passa i g]iorni a lamentarsi/della propria sfortuna o della pioggia incessante(...)

Link al commento
Condividi su altri siti

cumpleaaaaño feeeeliiiiiiz!!

cumpleaaaaño feeeeliiiiiiiiiiiiiiz!!

te deseeeeeeamos todos, cumpleaño feeeeliiiiiiz!!

«Per un vero fotografo una storia non è un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate e i filtri giusti. Una storia vuol dire leggere, studiare, prepararsi. Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa. La grande foto è l’immagine di un’idea.» Tiziano Terzani

www.stefanodruetta.com

Link al commento
Condividi su altri siti

:)

«Per un vero fotografo una storia non è un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate e i filtri giusti. Una storia vuol dire leggere, studiare, prepararsi. Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa. La grande foto è l’immagine di un’idea.» Tiziano Terzani

www.stefanodruetta.com

Link al commento
Condividi su altri siti

In ritardo, ma di cuore: buon (non) compleanno

Grazie mille Bats! :confused:

Augurissimi Manu, di vero cuore, spero che almeno a te le cose vadano bene, ci sentiamo…:D;)

Ciao print, grazie mille anche a te, un caro abbraccio e vedrai che le cose si aggiusteranno. :ok:

3559195082_622a15b22e.jpg

Flickr

Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 2 settimane dopo...

Nel silenzio del mio blog continuo a vivere, a viaggiare, a provare emozioni. Il silenzio spesso non è una mancanza ma un surplus, a volte addirittura si può trasformare in confusione e caos. Interpretarlo non è facile, lo so, ma voi continuate a fidarvi di me.:shock:

Mi porto dietro mesi movimentati, continuio spostamenti, voli aerei, amici in visita e inizio quasi a sentire l'esigenza di fermarmi un attimo. Fermarsi non vuol dire essere fermi in un punto preciso, vuol dire interrompere il flusso dei pensieri vorticosi nella testa e fare i conti con ciò che resta. Ciò che rimane delle emozioni vissute, dei ricordi, delle esperienze e dei movimenti fisici che effettuiamo.

Questa volta a fermarmi è bastato un ragazzino di 13 anni.

Lo scorso weekend sono tornata in Italia per il matrimonio di un mio carissimo amico. Volo un pò movimentato per via delle turbolenze e una Puglia molto mediterranea e calda ad accogliermi. Il matrimonio è stato celebrato a Brindisi ma ne ho approfittato per fermarmi a Barletta dal mio amico Luca, quello che qualche anno fa andò in Africa in una missione e ci rimase un annetto.

Ragazzo profondo, centrato e sempre pronto ad aiutare tutti, conosciuto nella dura tappa Pirenaica ai tempi del mio primo Cammino.

Da allora siamo come fratelli. A volte un pò persi nella vita e negli impegni ma allo stesso tempo sempre presenti nei reciproci pensieri.

Da quasi due anni, ormai, gestisce una casa di pronta accoglienza afferente a un'associazione religiosa, quella di Don Oreste Benzi.

Accoglie senza tetto, disagiati sociali, persone rifiutate da altre associanioni che dovrebbero fare del bene ma che poi alla fine della fiera se ne fregano e prostitute. Settimanalmente organizzano ronde per portare conforto alle lucciole della strada con un the caldo, qualche biscotto e ne approfittano per lasciare un recapito sicuro da chiamare per uscire dal giro.

Circa una decina di mesi fa il Boss attuale dell'associazione lo chiamò per proporgli un caso rifutato da tutti.

S. un bambino bulgaro di 13 anni. Tre adozioni andate male, ossia adottato e poi dopo pochi giorni rispedito al mittente dai presunti nuovi genitori; un'infanzia passata a fare la spola tra un istituto e l'altro, violenze fisiche, sessuali e psicologiche subite sin dalla tenerissima età e "curato" con psicofarmaci sin dai 5 anni.

Inutile dire che Luca, che in quel momento aveva in mano un nuovo biglietto di sola andata per una nuova esperienza africana, ha accettato la sfida del Boss. Gli è bastato ascoltare le parole non lo vuole nessuno, è un caso disperato per prenderlo con sé. Da quel momento S. si è trasferito da Luca.

Momenti tosti, notti insonni e sudori freddi hanno accompagnato i primi mesi. Vedere un ragazzino strapparsi la carne dalle braccia a morsi e dare testate al muro fino a farsi uscire il sangue non deve essere stato facile neanche per lui.

Ma ha resistito; giorno dopo giorno con il suo modo di fare ha conquistato briciola dopo briciola fiducia del piccolo.

Gli ha gradualmente tolto gli psicofarmaci e gli è stato vicino giorno e notte. E' andato tutto l'anno a scuola con lui, seduto allo stesso banco; l'ha assistito nelle notti in cui il "dolore nero e grande", così lo chiama S., è tornato a fargli visita, e lo ha amato come un fratello.

Adesso S. è la sua ombra e al matrimonio è venuto anche lui. Un bambino educato, in perenne ricerca di affetto. Abbraccia e parla con tutti come se li conoscesse da sempre e poi all'improvviso si chiude in un mondo suo e diventa schivo.

Per questioni logistiche ci siamo ritrovati a condividere la stanza di Luca. Le poche ore trascorse insieme e il palese rapporto di fratellanza tra me e Luca, l'hanno portato di riflesso a fidarsi anche di me.

Infilati nel letto e spenta la luce ha iniziato a chiacchierare come da copione cameratesco. Io ero a pezzi ma non me la sono sentita di dirgli: "Dai dormiamo che parliamo domani!"

Con la voce da 13enne mi ha chiesto: "Posso raccontarti la mia vita?"

E io con una vocina mezza assonnata ho risposto: "Ma certo!"

Ha iniziato a raccontarmi la storia di ogni cicatrice sul suo corpo. Quella su sopracciglio destro dovuta a una dura mazzata ricevuta con una spranga di ferro in un istituto in Bulagria; quella in fronte di quando sbatteva la testa al muro; quella sul labbro superiore di quando lo hanno pestato di botte...

Le sue parole scivolavano nel buio denso che ci circondava: ogni ferita descritta un cazzotto dritto nel mio stomaco tanto da lasciarmi senza fiato.

Il peregrinare da un istituto all'altro, i tre cambi di cognome; l'abbandono dei genitori naturali e quello delle "brave" famiglie che sognavano il bambino perfetto. Un fiume in piena e una consapevolezza sconvolgente nel riportare i fatti. Poi l'incontro con Luca. Il suo essersi sentirsi fortunato (il caso vuole che questo sia anche il cognome del mio amico) nel prendere coscienza che finalmente era arrivato tra le braccia di una persona che l'avrebbe trattato da essere umano. "Quel ragazzo deve essere davvero amico di Gesù" mi ha detto "altrimenti non si spiega dove abbia trovato la forza di tenermi con sé!"

Il continuo ringraziarlo per avergli fatto smettere "le medicine che lo facevano stare male e lo facevano comportare come un matto", e il suo sincerarsi: "tu tanto non mi denunci perchè sei amica sua" (secondo i dottori illuminati della asl avrebbe dovuto contunuare con gli psicofarmaci all'infinito in quanto soggetto pericoloso). Il mio annuire in silenzio, un nodo in gola difficile da mandare giù che non ha fatto che ingrossarsi ancora di più quando mi ha chiesto: "E adesso racconatmi la tua di vita..."

Che vita si può raccontare a un bambino che una vita non l'ha avuta? Quanto coraggio ci vuole a dire che la propria infanzia è stata coronata di serenità familiare e felicità di bambina? Che le bambole non mi sono mai mancate così come non mi sono mai mancate le carezze, gli abbracci e l'amore di chi mi stava vicino? Con che faccia si può raccontare che qualche uomo mi ha fatto soffrire? Con che voce si può elencare la lista di esperienze fatte: viaggi, incontri, letture?

Sentirsi il cuore implodere di dolore e allo stesso tempo esplodere di rabbia e non avere il coraggio di inizaire a racconatre la propria storia.

Prendere la scusa di una pipì notturna per sedersi su un water freddo ma comodo e fermarsi a lungo a pensare senza però sapere da dove iniziarli quei pensieri.

Fortunatamente al mio rientro in camera il respiro di S. era tanto profondo da non lasciare dubbi: era sprofondato nel sonno dei giusti. Quel sonno che avvolge le anime pure e lascia scoperto chi sta ad ascoltare quel respiro.

Il silenzio spesso non è una mancanza ma un surplus, a volte addirittura si può trasformare in confusione e caos.

Flickr

Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

Link al commento
Condividi su altri siti

Azz, che esperienza!

Complimenti e grazie di condividere queste esperienze con tutti noi!

ACSP dal 01/06/2011

ACTC dal 23/01/2012

Apple quasi mai inventa l'acqua calda.

La mette solo dentro ad un tubo che finisce con un innaffiatoio e rende più facile e bello farsi la doccia!

Link al commento
Condividi su altri siti

Ormai passo raramente da queste parti, ma quando ci passo :shock:

Credo che tu abbia fatto un'esperienza unica. C'è chi Crede e chi no... io, seppur con mille difficoltà, ci Credo, e credo che in quel ragazzo tu abbia fatto l'esperienza dell'Incontro. D'altra parte S. è salito sulla croce, è morto ed è anche risorto, e nel suo raccontare, questa esperienza la stai provando anche tu. Questo è il vero miracolo...

Link al commento
Condividi su altri siti

...come sempre :shock: un abbraccio forte forte Manu

"...è chiaro che il pensiero dà fastidio...anche se chi pensa è muto come un pesce...anzi un pesce...e come pesce è difficile da bloccare...perchè lo protegge il mare, com'è profondo il mare...."

L.Dalla

www.paellaykangoo.it

Link al commento
Condividi su altri siti

Grazie Mang e grazie Max! :shock:

Non è facile a volte scrivere...

Ormai passo raramente da queste parti, ma quando ci passo :ciao:

Credo che tu abbia fatto un'esperienza unica. C'è chi Crede e chi no... io, seppur con mille difficoltà, ci Credo, e credo che in quel ragazzo tu abbia fatto l'esperienza dell'Incontro. D'altra parte S. è salito sulla croce, è morto ed è anche risorto, e nel suo raccontare, questa esperienza la stai provando anche tu. Questo è il vero miracolo...

Bulvio grazie anche a te, forse non immagini neanche quanto io sia d'accordo con quanto hai scritto. Dio, per chi ci crede, si manifesta quando me lo si aspetta e ci stordisce, come uno schiaffo in faccia. Per quanto mi riguarda avevo davvero bisogno di questo schiaffo. :ciao:

Flickr

Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

Link al commento
Condividi su altri siti

... purtroppo la maggior parte dei cosiddetti Cristiani in realtà cercano Cristo laddove non lo troveranno mai, finendo col lamentarsi del fatto che Dio "poteva fare qualcosa!" ma non ha fatto niente... Certe esperienze invece, insegnano che Cristo è la resurrezione, e che solo passando dalla morte si può raggiungere. E senza parlare della morte vera e propria, se le esperienza di "morte" che facciamo nella nostra vita sono accompagnate dalla consapevolezza che Qualcuno c'è già passato, sconfiggendola, si trasformeranno senza dubbio in esperienze di rinascita. Io la vedo così...

Link al commento
Condividi su altri siti

Che vita si può raccontare a un bambino che una vita non l'ha avuta? Quanto coraggio ci vuole a dire che la propria infanzia è stata coronata di serenità familiare e felicità di bambina? Che le bambole non mi sono mai mancate così come non mi sono mai mancate le carezze, gli abbracci e l'amore di chi mi stava vicino? Con che faccia si può raccontare che qualche uomo mi ha fatto soffrire? Con che voce si può elencare la lista di esperienze fatte: viaggi, incontri, letture?

Penso non siano cose di cui doversi vergognare, colpevolizzarsi in questi casi è inutile e potenzialmente deleterio. Se proprio ci si vuole vergognare, meglio farlo per qualcosa di cui si è colpevoli.

Comunque brava, mi fido di te :shock: Come potrei fare altrimenti, dopo un racconto così.. :ciao:

Bulvio grazie anche a te, forse non immagini neanche quanto io sia d'accordo con quanto hai scritto. Dio, per chi ci crede, si manifesta quando me lo si aspetta e ci stordisce, come uno schiaffo in faccia. Per quanto mi riguarda avevo davvero bisogno di questo schiaffo. :ciao:

Io no, non sono d'accordo.. Ma solo perché trovo quasi folkloristico tutto questo discorso a proposito del "Credere". Io non credo in dio, sono certo della sua esistenza. E non potrebbe essere altrimenti, considerando la concezione che ho di dio.

gli errori veri son più forti poi, quando fan finta di esser morti lo sai?

Link al commento
Condividi su altri siti

Ale hai ragione a dire che non sono queste le cose di cui vergognarsi, resta però il fatto che uno strano imbarazzo mi ha colta. Le parole mi si sono proprio bloccate dentro. E' vero, alla fine la mia vita è stata fortunata e tutto sommato nella norma, avrei potuto semplicemente raccontargli delle passeggiate in bici con mio nonno; del mio primo viaggio all'estero in macchina con i miei e di tutti gli stop effettuati per farmi vomitare; magari avrei potuto tirar fuori la tempesta di sabbia di quando avevo 2 anni e che secondo mi madre non dovrei ricordare, ma non ce l'ho fatta. Forse in modo vigliacco, forse come dici tu per inutili e deleteri sensi di colpa non lo so, ma in quel momento non me la sono sentita di dire nulla.

Fosse stato un adulto forse ci sarei riuscita più facilmente, ma forse...non ti so dire. So però che mi sono sentita piccola piccola come poche volte mi era capitato prima!

Io non credo in dio, sono certo della sua esistenza. E non potrebbe essere altrimenti, considerando la concezione che ho di dio.

Mi sfugge...non credi in Dio ma sei certo della sua esistenza...:fiorellino:

Cosa intendi?

Per quanto mi riguarda la mia personale esperienza dell'esistenza di Dio nella vita quotidiana mi ha portato a credere. Anche se poi il discorso dovrebbe essere mooooooooolto più ampio! :dance:

Flickr

Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

Link al commento
Condividi su altri siti

Ti capisco, è più facile scrivere qui che vivere in prima persona le cose! Probabilmente al tuo posto non avrei detto nemmeno io nulla o forse avrei parlato d'altro. :fiorellino:

Riguardo all'altro discorso, è vero, sono stato un po' vago per stuzzicare un po' :DD

In termini pratici, posso dire che trovo la concezione "cristiana" di dio ai limiti della mitologia e mi inquieta che sia ancora utilizzata per fare proselitismo, così come mi inquieta che venga ancora fatto del proselitismo. Ma non voglio parlare di chiesa et similia, quindi mi attengo all'argomento dio.

La concezione di dio (forse ne avevo già parlato qui sul tuo blog) che mi appartiene è lontana da quella personificata che è nell'immaginario collettivo. Io creo che dio sia identificabile semplicemente nell'energia (nella connotazione fisica del termine). E l'energia è ovunque attorno a noi nell'universo, l'energia è l'universo e noi stessi siamo energia. Per questo dico di non credere ma di sapere. Avere dubbi significherebbe per me essere quantomeno cieco, mentirei a me stesso e mentirei me stesso.

A proposito di religioni:

Many of these stories will strike you extremely beautiful, and therefore seductive. Unfortunately, however, you will not be required to make a purely literary response to them. Only the stories of dead religions can be appreciated for their beauty. Living religions require much more of you. So you will be told that belief in "your" stories, and adherence to the rituals of worship that have grown up around them, must become a vital part of your life in the crowded world. They will be called the heart of your culture, even of your individual identity.

http://dailyrumination.blogspot.com/2008/08/salman-rushdie-letter-to-6-billionth.html

Ma non voglio entrare troppo nel merito, siamo su un campo minato. Qualunque cosa si dica a proposito può essere una mina vagante. Purtroppo quando si parla di questi temi la gente tende a dimenticare cosa sia il buon senso. :dance:

gli errori veri son più forti poi, quando fan finta di esser morti lo sai?

Link al commento
Condividi su altri siti

La concezione di dio (forse ne avevo già parlato qui sul tuo blog) che mi appartiene è lontana da quella personificata che è nell'immaginario collettivo. Io creo che dio sia identificabile semplicemente nell'energia (nella connotazione fisica del termine). E l'energia è ovunque attorno a noi nell'universo, l'energia è l'universo e noi stessi siamo energia. Per questo dico di non credere ma di sapere. Avere dubbi significherebbe per me essere quantomeno cieco, mentirei a me stesso e mentirei me stesso.

Esattamente! Anche per me Dio è pura energia vitale, e se proprio voglio trovare una visione personificata la trovo in ogni singolo essere umano così come in tutto ciò che ci circonda. :fiorellino:

Flickr

Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

Link al commento
Condividi su altri siti

Il guaio dei Cristiani, è che purtroppo sono davvero pochissime le persone in grado di spiegare la fede per quella che è. Ho conosciuto, nella mia vita di credente e praticante, solo un paio di persone (una di queste è il mio parroco), che mi abbia saputo spiegare il perchè di certi meccanismi apparentemente poco sensati.

Io personalmente non saprei davvero rispiegare ad altri tutto quello che ho capito, se non dopo un lungo riflettere e ragionare sul percorso migliore per poter far capire ai miei interlocutori tutto quanto... L'impressione che comunque ho, è che le cose in realtà siano molto più semplici e dirette di quanto la Chiesa, per millenni, non abbia cercato di dire il più delle invano.

L'"energia" come la chiamate voi, per me è semplicemente lo Spirito Santo.

Va beh, detto questo, non voglio tediarvi ulteriormente... soprattutto non mi va di farlo a casa di altri ;-)

:fiorellino:

Link al commento
Condividi su altri siti

L'impressione che comunque ho, è che le cose in realtà siano molto più semplici e dirette di quanto la Chiesa, per millenni, non abbia cercato di dire il più delle invano.

L'"energia" come la chiamate voi, per me è semplicemente lo Spirito Santo.

Hai ragione anche su questo punto Bulvio! :dance: Le cose in realtà sono molto più semplici e dirette di quanto le Chiese (intendendola nel senso generico di istituzione di fedeli legati ad una qualsiasi religione) abbiano insegnato ai propri fedeli.

Per te, con una visione Cattolica, l'Energia è lo Spirito Santo, per me invece è direttamente quel Dio uno e trino professato dal Cristianesimo. Ma alla fine, a mio modestissimo parere, è davvero minima. Se fossi nata in un'altra parte del mondo avrei chiamato questi stessi elementi con nomi diversi.

L'importante credo sia "essere sensibili e ricettivi" nei confronti di quel Qualcosa che muove l'universo, senza lasciarsi ingabbiare da integralismi, estremismi e semplici parole professate da chi in realtà spesso ne sa quanto noi. :fiorellino:

Flickr

Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

Link al commento
Condividi su altri siti

Nel silenzio del mio blog continuo a vivere, a viaggiare, a provare emozioni. Il silenzio spesso non è una mancanza ma un surplus, a volte addirittura si può trasformare in confusione e caos. Interpretarlo non è facile, lo so, ma voi continuate a fidarvi di me.:candela:

Mi porto dietro mesi movimentati, continuio spostamenti, voli aerei, amici in visita e inizio quasi a sentire l'esigenza di fermarmi un attimo. Fermarsi non vuol dire essere fermi in un punto preciso, vuol dire interrompere il flusso dei pensieri vorticosi nella testa e fare i conti con ciò che resta. Ciò che rimane delle emozioni vissute, dei ricordi, delle esperienze e dei movimenti fisici che effettuiamo.

Questa volta a fermarmi è bastato un ragazzino di 13 anni.

Lo scorso weekend sono tornata in Italia per il matrimonio di un mio carissimo amico. Volo un pò movimentato per via delle turbolenze e una Puglia molto mediterranea e calda ad accogliermi. Il matrimonio è stato celebrato a Brindisi ma ne ho approfittato per fermarmi a Barletta dal mio amico Luca, quello che qualche anno fa andò in Africa in una missione e ci rimase un annetto.

Ragazzo profondo, centrato e sempre pronto ad aiutare tutti, conosciuto nella dura tappa Pirenaica ai tempi del mio primo Cammino.

Da allora siamo come fratelli. A volte un pò persi nella vita e negli impegni ma allo stesso tempo sempre presenti nei reciproci pensieri.

Da quasi due anni, ormai, gestisce una casa di pronta accoglienza afferente a un'associazione religiosa, quella di Don Oreste Benzi.

Accoglie senza tetto, disagiati sociali, persone rifiutate da altre associanioni che dovrebbero fare del bene ma che poi alla fine della fiera se ne fregano e prostitute. Settimanalmente organizzano ronde per portare conforto alle lucciole della strada con un the caldo, qualche biscotto e ne approfittano per lasciare un recapito sicuro da chiamare per uscire dal giro.

Circa una decina di mesi fa il Boss attuale dell'associazione lo chiamò per proporgli un caso rifutato da tutti.

S. un bambino bulgaro di 13 anni. Tre adozioni andate male, ossia adottato e poi dopo pochi giorni rispedito al mittente dai presunti nuovi genitori; un'infanzia passata a fare la spola tra un istituto e l'altro, violenze fisiche, sessuali e psicologiche subite sin dalla tenerissima età e "curato" con psicofarmaci sin dai 5 anni.

Inutile dire che Luca, che in quel momento aveva in mano un nuovo biglietto di sola andata per una nuova esperienza africana, ha accettato la sfida del Boss. Gli è bastato ascoltare le parole non lo vuole nessuno, è un caso disperato per prenderlo con sé. Da quel momento S. si è trasferito da Luca.

Momenti tosti, notti insonni e sudori freddi hanno accompagnato i primi mesi. Vedere un ragazzino strapparsi la carne dalle braccia a morsi e dare testate al muro fino a farsi uscire il sangue non deve essere stato facile neanche per lui.

Ma ha resistito; giorno dopo giorno con il suo modo di fare ha conquistato briciola dopo briciola fiducia del piccolo.

Gli ha gradualmente tolto gli psicofarmaci e gli è stato vicino giorno e notte. E' andato tutto l'anno a scuola con lui, seduto allo stesso banco; l'ha assistito nelle notti in cui il "dolore nero e grande", così lo chiama S., è tornato a fargli visita, e lo ha amato come un fratello.

Adesso S. è la sua ombra e al matrimonio è venuto anche lui. Un bambino educato, in perenne ricerca di affetto. Abbraccia e parla con tutti come se li conoscesse da sempre e poi all'improvviso si chiude in un mondo suo e diventa schivo.

Per questioni logistiche ci siamo ritrovati a condividere la stanza di Luca. Le poche ore trascorse insieme e il palese rapporto di fratellanza tra me e Luca, l'hanno portato di riflesso a fidarsi anche di me.

Infilati nel letto e spenta la luce ha iniziato a chiacchierare come da copione cameratesco. Io ero a pezzi ma non me la sono sentita di dirgli: "Dai dormiamo che parliamo domani!"

Con la voce da 13enne mi ha chiesto: "Posso raccontarti la mia vita?"

E io con una vocina mezza assonnata ho risposto: "Ma certo!"

Ha iniziato a raccontarmi la storia di ogni cicatrice sul suo corpo. Quella su sopracciglio destro dovuta a una dura mazzata ricevuta con una spranga di ferro in un istituto in Bulagria; quella in fronte di quando sbatteva la testa al muro; quella sul labbro superiore di quando lo hanno pestato di botte...

Le sue parole scivolavano nel buio denso che ci circondava: ogni ferita descritta un cazzotto dritto nel mio stomaco tanto da lasciarmi senza fiato.

Il peregrinare da un istituto all'altro, i tre cambi di cognome; l'abbandono dei genitori naturali e quello delle "brave" famiglie che sognavano il bambino perfetto. Un fiume in piena e una consapevolezza sconvolgente nel riportare i fatti. Poi l'incontro con Luca. Il suo essersi sentirsi fortunato (il caso vuole che questo sia anche il cognome del mio amico) nel prendere coscienza che finalmente era arrivato tra le braccia di una persona che l'avrebbe trattato da essere umano. "Quel ragazzo deve essere davvero amico di Gesù" mi ha detto "altrimenti non si spiega dove abbia trovato la forza di tenermi con sé!"

Il continuo ringraziarlo per avergli fatto smettere "le medicine che lo facevano stare male e lo facevano comportare come un matto", e il suo sincerarsi: "tu tanto non mi denunci perchè sei amica sua" (secondo i dottori illuminati della asl avrebbe dovuto contunuare con gli psicofarmaci all'infinito in quanto soggetto pericoloso). Il mio annuire in silenzio, un nodo in gola difficile da mandare giù che non ha fatto che ingrossarsi ancora di più quando mi ha chiesto: "E adesso racconatmi la tua di vita..."

Che vita si può raccontare a un bambino che una vita non l'ha avuta? Quanto coraggio ci vuole a dire che la propria infanzia è stata coronata di serenità familiare e felicità di bambina? Che le bambole non mi sono mai mancate così come non mi sono mai mancate le carezze, gli abbracci e l'amore di chi mi stava vicino? Con che faccia si può raccontare che qualche uomo mi ha fatto soffrire? Con che voce si può elencare la lista di esperienze fatte: viaggi, incontri, letture?

Sentirsi il cuore implodere di dolore e allo stesso tempo esplodere di rabbia e non avere il coraggio di inizaire a racconatre la propria storia.

Prendere la scusa di una pipì notturna per sedersi su un water freddo ma comodo e fermarsi a lungo a pensare senza però sapere da dove iniziarli quei pensieri.

Fortunatamente al mio rientro in camera il respiro di S. era tanto profondo da non lasciare dubbi: era sprofondato nel sonno dei giusti. Quel sonno che avvolge le anime pure e lascia scoperto chi sta ad ascoltare quel respiro.

Il silenzio spesso non è una mancanza ma un surplus, a volte addirittura si può trasformare in confusione e caos.

Leggere i tuoi pensieri, descritti perfettamente, quasi li puoi "toccare" , è sempre un piacere e fonte di riflessioni oltre che di emozioni ... grazie ... :P

Link al commento
Condividi su altri siti

Archiviato

Questa discussione è archiviata e chiusa a future risposte.


×
×
  • Crea Nuovo...