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Parole a Manovella - L'Urlo


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Ho il cuore che batte a mille. No para. Non si ferma. Tamburella un riff nuovo, no anzi non tamburella affatto, batte colpi pesanti sui rullanti. Tengo il ritmo e riesco a stargli dietro con il fiato, solo un leggero affanno, mi basta inspirare più profondamente per non affogare.

Lui batte e un nodo in gola si annoda e si scioglie in continuazione. E' la strana sensazione di quell'unico attimo che racchiude in sè l'inizio e la fine di un qualcosa.Quel momento che nasconde in sè quel limite invisibile e impalpabile, come l'acqua del mare che sfiora la terra nel suo eterno andirivieni, come l'attimo in cui un bimbo inizia a respirare con i suoi polmoni.

E' così da quando, non più di 30 minuti fa, sono uscita dall'ufficio del Capo.

Da quel momento è ufficiale: anche se il mio gruppo di lavoro non verrà licenziato a breve, io potrò "accordarmi" con l'azienda per interromprere il contratto di lavoro e avere ugualmente i documenti per il paro. Che tradotto in parole più semplici significa che tra una ventina di giorni smetterò di lavorare e da metà dicembre mi daranno il sussidio di disoccupazione.

Con questo passo sono di nuovo salita sulla giostra, rimetto nuovamente in ballo tutto. Si ricomincerà da un'altra parte, ci sarà un nuovo primo giorno del resto della mia vita esattamente come tre anni fa.

Tutto si mescola di nuovo, un passo indietro verso il ritorno per poi farne tanti e nuovi in avanti. Un brivido mi fa capolino sulla pelle; una strana umidità mi vela lo sguardo; infinite domande alle quali è inutile cercare ora una risposta.

Tirare le somme del pezzo di vita vissuto qui; tracciare le linee di unione che ormai mi legano anche in questa città a tante persone e scommettere su quali non verrano cancellate dalla distanza.

L'entusiasmo del nuovo inizio non ammorbidisce il dolore di un nuovo distacco; come al solito vorrei portarmi via qualcuno ma non si può. Anche questo è un rischio che si corre ovunque ci si trovi: lasciare che alcune persone ci si accoccolino in quell'angolino nascosto della nostra anima, ne prendano quasi possesso per poi trovarci costretti, nel momento della partenza, a sollevali delicatamente come si fa con un bimbo addormentato, per appoggiarli dolcemente su un nuovo letto. Eppure in quell'angolino resterà per sempre visibile la loro impronta; la forma che i loro cuori sono riusciti a tatuarci dentro; il loro odore; la bellezza dei loro abbracci e dei sorrisi; il suono della voce e le loro parole. Tutto.

Adesso non mi resta che iniziare a congedarmi dalle piccole cose che hanno fatto parte della mia vita in questi tre anni: ogni vicolo percorso; ogni granello di sabbia portato appresso dopo un giorno in spiaggia; ogni persona che senza saperlo mi ha fatto sentire parte di un mondo reale.

Lentamente, lo farò lentamente per poter assaporare fino in fondo la malinconia che certamente ne seguirà. Ogni saluto avrà un ricordo speciale, come speciali sono stati questi miei anni qui.

E l'anima già mi duole un pò...

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Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

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. Eppure in quell'angolino resterà per sempre visibile la loro impronta; la forma che i loro cuori sono riusciti a tatuarci dentro; il loro odore; la bellezza dei loro abbracci e dei sorrisi; il suono della voce e le loro parole. Tutto.

Adesso non mi resta che iniziare a congedarmi dalle piccole cose che hanno fatto parte della mia vita in questi tre anni: ogni vicolo percorso; ogni granello di sabbia portato appresso dopo un giorno in spiaggia; ogni persona che senza saperlo mi ha fatto sentire parte di un mondo reale.

Lentamente, lo farò lentamente per poter assaporare fino in fondo la malinconia che certamente ne seguirà. Ogni saluto avrà un ricordo speciale, come speciali sono stati questi miei anni qui.

E l'anima già mi duole un pò...

Tutto questo te lo porti sempre dietro, quel maglioncino in più in valigia, che non pesa quando fai il check - in ... ma diamine quanto riscalda, ogni luogo, persona, ogni ricordo, se significativo, viene dietro con noi, qualunque" viaggio" intraprendiamo.

Valigia, sacca,nessun bagaglio a mano non importa, l'abbiamo indossato nel preciso momento in cui ci ha abbracciato, ci ha vestito e continuerà a farlo tutte le volte che vogliamo riassaporarne il calore, di lana soffice e calda , o infeltrito, ancor prima della memoria , copre il cuore , rendendo ovattato il suono incessante delle sue percussioni ... e son certa che hai i bagagli pieni di maglioni che ti riscalderanno tutte le volte che arriveranno gli inverni del tuo sentire ... :bottom:

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  • 1 mese dopo...

Hola Manu...ma quand'è che torni da queste parti? Mi è venuto il dubbio amletico e non riesco a togliermelo dalla testa!

PS, Ti aspetto sempre a Torino con un macchina fotografica... Magari in una giornata con un po' di nebbia o con qualche fiocco di neve...

ACSP dal 01/06/2011

ACTC dal 23/01/2012

Apple quasi mai inventa l'acqua calda.

La mette solo dentro ad un tubo che finisce con un innaffiatoio e rende più facile e bello farsi la doccia!

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  • 4 settimane dopo...

"COME ABBIAMO POTUTO?"

Noi conosciamo quella domanda.

Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli - li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo - fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso.

Per questo conosciamo l'avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore.

Siamo aurora ma epilogo - perenne scoperta tardiva.

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  • 3 mesi dopo...
"COME ABBIAMO POTUTO?"

Noi conosciamo quella domanda.

Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli - li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo - fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso.

Per questo conosciamo l'avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore.

Siamo aurora ma epilogo - perenne scoperta tardiva.

" E' come se il destino ti desse una sola possibilita' e concentrasse tutto dentro quel momento preciso, e lo facesse diventare cosi' breve che la maggior parte delle persone non se ne rende conto, o non e' abbastanza pronta da reagire in tempo"."

"E tu?" ha detto lei "te ne rendi conto di solito?"

"Non c'e' un di solito" ho detto "succede una sola volta, se succede........."

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Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

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Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare che ti chiamerà. Ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Il mare. Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto, il mare chiama. Non smette mai, ti entra dentro, ce l'hai addosso, è te che vuole. Puoi anche far finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti. Questo mare che vedi e tutti gli altri che non vedrai, ma che ci saranno sempre, in agguato, pazienti, un passo oltre la tua vita. Instancabilmente, li sentirai chiamare. Succede in questo purgatorio di sabbia. Succederebbe in qualsiasi paradiso, e in qualsiasi inferno. Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare che ti chiamerà.

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A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'é una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'é che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quar

to, fran. Non si capisce

E' una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave".

Ci rimasi secco.

Fran.

... io che sto diventando sabbia del deserto, ringrazio i venti che mi cambiano forma e punto di osservazione, un ideale perseguo, anacronistico e ridicolo: il miglioramento ...

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Nelle terre di Carewell, non smetterebbero mai di raccontare questa storia. Se solo la conoscessero. Non smetterebbero mai, Ognuno a modo suo, ma tutti continuerebbero a raccontare di quei due e di un'intera notte passata a restituirsi la vita, l'un l'altra, con le labbra e con le mani, una ragazzina che non ha visto nulla e un uomo che ha visto troppo, uno dentro l'altra -ogni palmo di pelle è un viaggio, di scoperta, di ritorno nella bocca di Adams a sentire il sapore del mondo, sul seno di Elisewin a dimenticarlo- nel grembo di quella notte stravolta, nera burrasca, lapilli di schiuma nel buio, onde come cataste franate, rumore, sonore folate,furiose di suono e velocità, lanciate sul pelo del mare, nei nervi del mondo, oceano mare, colosso che gronda, stravolto - sospiri, sospiri nella gola di Elisewin - velluto che vola- sospiri ad ogni passo nuovo in quel mondo che valica monti mai visti e laghi di forme impensabili - sul ventre di Adams il peso bianco di quella ragazzina che dondola musiche mute- chi l'avrebbe mai detto che baciando gli occhi di un uomo si possa vedere così lontano - accarezzando le gambe di una ragazzina si possa correre così veloci e fuggire - fuggire da tutto - vedere lontano - venivano dai due più lontani estremi della vita, questo è stupefacente, da pensare che mai si sarebbero sfiorati, se non attraversando da capo a piedi l'universo, e invece nemmeno si erano dovuti cercare, questo è incredibile, e tutto il difficile era stato solo riconoscersi, riconoscersi, una cosa di un attimo, il primo sguardo e già lo sapevano, questo è il meraviglioso - questo continuerebbero a raccontare, per sempre, nelle terre di Carewall, perchè nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi, mai - lontani abbastanza - per trovarsi - lo erano quei due, lontani, più di chiunque altro e adesso - grida la voce di Elisewin, per i fiumi di storie che forzano la sua anima, e piange Adams, sentendole scivolare via, quelle storie, alla fine, finalmente, finite - forse il mondo è una ferita e qualcuno la sta ricucendo in quei due corpi che si mescolano...e nemmeno è amore, questo è stupefacente, ma è mani, e pelle, labbra, stupore, sesso, sapore-tristezza, forse-perfino tristezza-desiderio- quando lo racconteranno non diranno la parola amore- mille parole diranno, taceranno amore-tace tutto, intorno,quando d..improvviso Elisewin sente la schiena spezzarsi e la mente sbiancare, stringe quell'uomo dentro, gli afferra le mani e pensa: morirò. Sente la schiena spezzarsi e la mente sbiancare, stringe quell'uomo dentro, gli afferra le mani e, vedi, non morirà.

Scrivere a qualcuno è l'unico modo di aspettarlo senza farsi del male.

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Come una cometa, siamo lanciati in avanti a velocità intergalattiche, eppure la LUCE è tutta li dietro, nella scia, o meglio quella che (noi crediamo) sia la coda. Come un retropassaggio. Una mosca chiusa in un treno in corsa.

...... Rugby: gioco da psiche cubista – deliberatamente si scelsero un pallone ovale, cioè imprevedibile (rimbalza sull'erba come una frase di Joyce sulla sintassi) per immettere il caos nell'altrimenti geometrico scontro di due bande affamate di terreno – gioco elementare perché è primordiale lotta per portare avanti i confini, lo steccato, l' orlo della tua ambizione – guerra, dunque, in qualche modo, come qualsiasi sport, ma lì quasi letterale, con lo scontro fisico cercato, desiderato, programmato – guerra paradossale perché legata a una regola astuta fondata su un principio assurdo, e meravigliosamente perverso: la palla la puoi passare solo all'indietro. Ne viene fuori un movimento paradossale, un continuo fare e disfare, con quella palla che vola continuamente all'indietro ma come una mosca chiusa in un treno in corsa: a furia di volare all'indietro arriva comunque alla stazione finale: un assurdo spettacolare.

... io che sto diventando sabbia del deserto, ringrazio i venti che mi cambiano forma e punto di osservazione, un ideale perseguo, anacronistico e ridicolo: il miglioramento ...

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Rubi minuti alla sera. Li chiami: "Vita". Respiri.

14 anni ... completamente disperso in quel di Firenze

http://www.youtube.com/watch?v=EGRKxmBAcrw

... io che sto diventando sabbia del deserto, ringrazio i venti che mi cambiano forma e punto di osservazione, un ideale perseguo, anacronistico e ridicolo: il miglioramento ...

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Davvero ci sono momenti in cui l'onnipresente e logica rete delle sequenze causali si arrende, colta di sorpresa dalla vita, e scende in platea, mescolandosi tra il pubblico, per lasciare che sul palco, sotto le luci della libertà vertiginosa e improvvisa, una mano invisibile peschi nell'infinito grembo del possibile e tra milioni di cose, una sola ne lasci accadere.

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Però quando la gente ti dirà che hai sbagliato... e avrai errori dappertutto dietro la schiena, fottitene. Ricordatene. Devi fottertene. Tutte le bocce di cristallo che avrai rotto erano solo vita... e la vita vera magari è proprio quella che si spacca, quella vita su cento che alla fine si spacca... ...io questo l'ho capito, che il mondo è pieno di gente che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro... le sue piccole tristi biglie infrangibili... e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo... sono belle, a me è piaciuto guardarle, per tutto il tempo che ti sono stato vicino... ci si vede dentro tanta di quella roba... è una cosa che ti mette l'allegria addosso... non smetterla mai... e se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita a modo suo... meravigliosa vita

Andrò a letto, questa sera, e non mi addormenterò. Colpa tua, vecchio, maledetto Pekisch. Ti abbraccio. Dio sa quanto ti abbraccio.

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È una cosa strana. Quando ti accade di vedere il posto dove saresti salvo, sei sempre lì che lo guardi da fuori. Non ci sei mai dentro. È il tuo posto, ma tu non ci sei mai

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- Che succede, Pekish?

- Schifezze - rispose.

- Cosa sono le schifezze?

- Sono cose che nella vita non bisogna fare.

- E ce n'è tante?

- Dipende. Se uno ha tanta fantasia, può fare molte schifezze. Se uno è scemo magari passa tutta la vita e non gliene viene in mente nemmeno una.

La cosa si complicava. Pekish se ne accorse. Si tolse gli occhiali e lasciò perdere Jobbard, i tubi e le altre storie.

- Mettiamola così. Uno si alza al mattino, fa quel che deve fare e poi la sera va a dormire. E li i casi sono due: o è in pace con se stesso, e dorme, o non è in pace con se stesso e allora non dorme. Capisci?

- Si.

- Dunque bisogna arrivare alla sera in pace con se stessi. Questo è il problema. E per risolverlo c'è una strada molto semplice: restare puliti.

- Puliti?

- Puliti dentro, che vuol dire non aver fatto niente di cui doversi vergognare. E fin qui non c'è niente di complicato.

- No.

- Il complicato arriva quando uno si accorge che ha un desiderio di cui si vergogna: ha una voglia pazzesca di qualcosa che non si può fare, o è orrendo, o fa del male a qualcuno. Okay?

- Okay.

- E allora si chiede: devo starlo a sentire questo desiderio o devo togliermelo dalla testa?

- Già.

- Già. Uno ci pensa e alla fine decide. Per cento volte se lo toglie dalla testa, poi arriva il giorno che se lo tiene e decide di farla quella cosa di cui ha tanta voglia: e la fa: ed eccola li la schifezza.

- Però non dovrebbe farla, vero, la schifezza?

- No. Ma sta' attento: dato che non siamo calzini ma persone, non siamo qui con il fine principale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire per star dietro ad un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi si paga. E' solo questo davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi a scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante.

Pehnt stette un po' a pensare.

- Ma quante volte lo si può fare?

- Cosa?

- Fare schifezze.

- Non troppe, se si vuole riuscire a dormire ogni tanto.

- Dieci?

- Magari un po' meno. Se sono vere schifezze, un po' meno.

- Cinque?

- Diciamo due. poi se ne scappa qualcun'altra.

- Due?

- Due.

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Poi non è che la vita vada come tu te la immagini.

Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada.

Così... Io non è che volevo essere felice, questo no.

Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi.

Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri.

Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente:

il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No.

Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera.

Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito.

Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile:

e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male.

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La guardò. Ma d'uno sguardo per cui guardare già è una parola troppo forte. Sguardo meraviglioso che è vedere senza chiedersi nulla, vedere e basta. Qualcosa come due cose che si toccano – gli occhi e l'immagine– uno sguardo che non prende ma riceve, nel silenzio più assoluto della mente, l'unico sguardo che davvero ci potrebbe salvare – vergine di qualsiasi domanda, ancora non sfregiato dal vizio del sapere – sola innocenza che potrebbe prevenire le ferite delle cose quando da fuori entrano nel cerchio del nostro sentire-vedere-sentire– perché sarebbe nulla di più che un meraviglioso stare davanti, noi e le cose, e negli occhi ricevere il mondo – ricevere – senza domande, perfino senza meraviglia – ricevere –solo– ricevere– negli occhi – il mondo.

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No, dico: il momento è grave. Nella misura in cui l'uovo ha toccato vertici da capogiro, fagocitando l'inflazione secondo la logica alienante del consumismo, a monte nascono tutta nà serie di problemi gravissimi... Se te voi comprà un uovo oggi bisogna che prima te trovi un socio, così uno se magna il rosso e l'altro se beve la chiara. Così il problema diventa di massa, e la massa che cos'è? La massa sò un sacco de gente, la massa sono tanti, e il problema diventa sociale, dall'uovo se fa presto ad arrivà alla guerra atomica! Ma tu te rendi conto sicchè problema!

:candela:

gli errori veri son più forti poi, quando fan finta di esser morti lo sai?

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Mi stringerai ancora più forte e mi bacerai con tutta l'anima, come se, così facendo, riversassi in me tutto quello che è racchiuso e celato in te, che si aprirà e si svelerà nel mio corpo, piano piano, finché tutto si scioglierà.

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Dopo aver fatto l'amore, dormiremo abbracciati. La tua schiena contro il mio ventre. E io stringerò le dita dei piedi attorno alle tue caviglie, come delle mollette, perché tu non possa volar via la notte. Saremo come un'immagine in un libro di scienze: un frutto tagliato a metà, tu la buccia e io il torsolo.

Senza spiegare nulla, senza dirti dove...

:ciao:

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Si sentì invadere da una sensazione misteriosa e sconosciuta, dal piacere di una corsa verso l'ignoto. E dentro di lui, come un pallone di gomma ben gonfiato, cominciò a rimbalzare un pensiero gradevole: forse questa corsa non sarebbe mai finita.

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Non l'aveva mai visto prima il mare, lui. Ne era rimasto fulminato.Condividi

L'aveva salvato, a voler credere a quello che diceva. Diceva: "E' come un urlo gigantesco che grida e grida, e quello che grida e' "Banda di cornuti, la vita e' una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa!".

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Capiva solo che nulla è più forte di quell'istinto a tornare dove ci hanno spezzato,

e a replicare quell'istante per anni.

... io che sto diventando sabbia del deserto, ringrazio i venti che mi cambiano forma e punto di osservazione, un ideale perseguo, anacronistico e ridicolo: il miglioramento ...

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Tamar e Assaf camminarono lungo il ciglio della strada, scesero verso il fondovalle, sostenendosi nei punti difficili, trovando scuse per toccarsi, per stringersi l'uno all'altra.

Quasi non si parlarono e Tamar pensò che non aveva mai incontrato nessuno con cui si sentiva tanto bene tacendo.

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