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Parole a Manovella - L'Urlo


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L'eleganza del riccio...

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"...se sei un essere dall'animo curioso, è proprio questa sua incredibile fragilità rinchiusa in una corazza impenetrabile che ti fa venir voglia di riuscire ad arrivargli dentro, e farti raccontare il suo mondo.

Di fare in modo che non si chiuda d'innanzi a te, ma che anzi abbia bisogno di te.

Sarebbe la dichiarazione d'amore più straziante che si potesse ricevere da un essere umano." da una mail di un mio amico

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Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

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  • 3 settimane dopo...

Da quando a lavoro ci hanno tolto l'accesso alla maggior parte dei siti, passare le giornate lavorative è difficile oltre che noioso. Ok leggo, romanzi, saggi, racconti, poesie, quotidiani ma 8 ore risultano ugualmente lunghe da far trascorrere. Allora ho preso l'abitudine di dedicare più tempo alla scoperta di quello che non so. In fondo internet per questo è una miniera vera e propria.

Ed è così che ho iniziato a passare buona parte del tempo ad ascoltare la Musica, quella bella, quella vera.

De André mi è sempre piaciuto molto ma solo da poco sto scoprendo davvero tutta la sua discografia. Spulcio i video più rari, le interviste, i concerti e le canzoni del tutto sconosciute e mi arricchisco di una cultura altra, una cultura universale ma allo stesso tempo di nicchia.

Mi ritovo ad ascoltare decine di volte le stesse canzoni con le lacrime agli occhi e i peli del corpo che fanno la ola. Mi sembra come se fino ad ora comprendessi davvero solo una piccola percentuale delle sue parole, addesso invece, all'improvviso, le sento dentro, rimango incantata davanti al loro splendore. Le assaporo mentre mi scartavetrano l'anima e quel sottile dolore mi fa venire la pelle d'oca. Le assaporo con gli occhi chiusi, gustando il legame tra musica e poesia. Le assaporo anche quando non le capisco perchè cantate in dialetto. Una sorta di illuminazione. Parole e rime che raccontano la vita pura, le emozioni, gli amori, la poltica.

E' come se all'improvviso sentissi davvero il vuoto lasciato dalla sua persona, il duro colpo ricevuto da chi lo amava prima, la sensazione di "intstabilità" che vive chi l'ha conosciuto solo dopo.

E allora mi chiedo se le generazioni future saranno in grado di accogliere questa goccia di splendore, se sapranno apprezzare e comprendere davvero il messaggio, anzi i messaggi lasciati da Faber...

Non lo so, vista la decandenza in cui il Mondo, il nostro Paese e spesso noi stessi stanno scivolando, è difficile avere certezze.

So però che fino a quando ascoltando queste canzoni gli occhi mi si riempiranno di lacrime, fino a quando la pelle mi si arriccerà al ritmo di queste melodie, fino a quando le corde della mia anima vibreranno al suono di queste parole allora vorrà dire che sono ancora Viva, che il fuoco della speranza mi brucia ancora dentro.

in un vasto programma di eternità

ricorda Signore questi servi disobbedienti

alle leggi del branco

non dimenticare il loro volto

che dopo tanto sbandare

è appena giusto che la fortuna li aiuti

come una svista

come un'anomalia

come una distrazione

come un dovere

http://www.youtube.com/watch?v=3BUXgCsiWV0

Certo bisogna farne di strada

da una ginnastica d'obbedienza

fino ad un gesto molto più umano

che ti dia il senso della violenza

però bisogna farne altrettanta

per diventare così coglioni

da non riuscire più a capire

che non ci sono poteri buoni

da non riuscire più a capire

che non ci sono poteri buoni.

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Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

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E allora mi chiedo se le generazioni future saranno in grado di accogliere questa goccia di splendore, se sapranno apprezzare e comprendere davvero il messaggio, anzi i messaggi lasciati da Faber...

Non lo so, vista la decandenza in cui il Mondo, il nostro Paese e spesso noi stessi stanno scivolando, è difficile avere certezze.

Gentilissima Signorina,

Leggo quanto ho letto, e mi permetta di confessarLe che trovo le Sue speculazioni alquanto interessanti.

Il Mondo forse le certezze le offre, e sinceramente penso le offra (ancora) anche il Suo Paese.

Queste certezze, sono le cose VERE, e quindi come nelle strofe del cantautore che tanto la appassiona, queste cose sono piene di dolore, sofferenza, sconfitte. Gli eroi di queste storie sono sostanzialmente dei PERDENTI, od almeno è così che adesso si definiscono. Già, perdenti come il Suonatore Jones, che guardacaso si ritrova sia nel sopracitato cantautore, sia nel (sempre da Lei in qualche modo sopracitato) Dott. MASTER di professione avvocato, nonchè padre di una quanto mai "acclamata "Antologia".

Mi permetta, ordunque, di accluderLe un link interessante. Interessante perchè si tratta di una breve intervista, ad uno dei più grandi geni musicali (viventi) del pianeta, che in pochi conoscono. Pochi rispetto alla fama che il signore meriterebbe di avere. A dire il vero, come Lui stesso ammette (e se la ride) nell'intervista acclusa, spesso la Sua produzione è stata addirittura attribuita a

ben altra nota personalità ... poi si sa: gli OSCAR fanno miracoli.

Tra le innumerevoli, se non infinite, personalità con cui questo Maestro ha collaborato, vi è anche il defunto cantautore genovese. Non tutti sanno che, ad esempio, l'orchestrazione e gran parte dell'arrangiamento de STRORIA DI UN IMPIEGATO, è opera di quest'ormai premio OSCAR. Quel pianoforte martellante ed angosciante che si ripete in diversi momenti dell' LP è opera sua, così come gran parte della musicazione de BOMBAROLO.

L'intervista che le accludo, che ormai potrebbe definirsi vecchia, è tanto semplice, quanto apparentemente rassgneta, perchè per un uomo di spettacolo non dev'essere facile oggi sopravvivere alla morte culturale ed intellettuale in cui ormai versa questa penisola. La situazione è ancor peggiore per chi famoso non è, o per chi dello spettacolo e della cultura, vorrebbe solo goderne, senza parteciparvi come protagonista attivo. Perchè essere uno spettatore non è semplice. Così come ascoltare la musica non è semplice, ed in pochi sono ormai abituati a farlo (nell'intervista si parla anche di questo).

In mezzo a tante piccole cose (alcune che ne celano altre ben più grandi, alcune che son piccole, divertenti, e nulla più), il protagonista del video accluso però, alla fine lancia .... più che una speranza, un'indicazione su DOVE andarla a trovare la speranza. Su dove andarlo a trovare ciò che è rimasto di questo paese. Di questi paesani.

Non ci è rimasto molto tempo prima di venir completamente distrutti dalla depressione in cui verremo gettati dalla virtualità del mondo verso cui stiamo migrando.

Le generazioni future (e mi permetta: pure quelle presenti) non avranno molte possibilità se almeno in parte non riusciremo limitare i danni di questo passaggio epocale, cercando di salvaguardare, di preservare da questa velocissima evoluzione, certi TESORI. Non di opporli anacronisticamente al nuovo, ma cercando di trasportarli nel nuovo.

Purtroppo dall'altra parte ci sono degli estrosi quanto affabili pifferai magici, che sanno suonare molto bene, e che sonon in grado di fare sempre più seguaci. Ne fanno molti, mi creda. Molti di più di quanti i NON SEGUACI pensano. Ne fanno anche per movimento antitetico. Per reazione. Perchè come Lei steso sottolineava, oggi in pochi si rendono profondamente conto che NON CI SONO POTERI BUONI, ed allora, per pochezza di spirito e d'animo, pur di combattere un potere, s'affidano ad un altro potere. S'affidano, mi creda. Magari per disperazione, ma s'affidano comunque.

Oggi ci si sta sempre più discostando da quello che potrebbe salvarci, e cioè la realtà. Perchè la realtà FA paura, Perchè la realtà che FA paura, in realtà non è assolutamente realtà (mi scusi, ma sono a corto di vocaboli ... e non solo). La realtà, quella dei perdenti, dei sentimenti anche tristi, quella che cantava il compianto genovese insomma, oggi la si vive COMUNQUE attraverso la rappresentazione di qualcuno e qualcosa, poichè NESSUNO è più abituato ad andarsela a cercare in modo empirico la realtà. I protagonisti della realtà, oggi ce li dipingono sempre più come dei perdenti, proprio come i personaggi

e le emozioni "raccontate" in musica e versi dal compianto. Proprio come il suonatore Jones. Perdenti, brutti, e paurosi.

In realtà, si tratta semplicemente di VITA VERA, in grado di dare emozioni forti, tanto belle quanto terrificanti, come solo la VERA VITA sa dare.

Oggi sempre più, siamo portati ad allontanare ed allontanarci da tutto questo. Lo facciamo per induzione, od inconsapevolmente che dir si voglia. Semmai l'essere umano possa ritenersi inconsapevolmente protagonista delle sue azioni. In un'opera da lei letta recentemente (meglio tardi che mai) dell'altresì compianto Sig. Dostojevsky spesso si sottolinea quanto l'uomo sia padrone del suo destino, ma sia altresì troppo vigliacco per "affrontar" la sfida.

Bisogna stare molto attenti, poichè i "protagonisti" di oggi, sono gli unici in grado di girar la barra del timone. Far di nuovo rotta verso la realtà della VITA. Quantomeno non cancellarla, o demonizzarla, sventolandone le sue bruttezze ai 4 venti. Molti di noi, hanno quantomeno un "ricordo" di questa vita, dei suoi reali odori, piaceri, dolori, fatiche. Le nuove e nuovissime generazioni invece, rischiano di vivere in un mondo perfetto. Tanto perfetto quanto virtuale.

Rischiano l'apatia totale, un'esistenza immersa in un enorme buco nero fatto di gioia apparente, perchè istruite ad allontanare i pericoli della realtà.

Eppure ... nel nostro paese, c'è ancora speranza. Esistono luoghi e persone, fatti emozioni reali. Basta scendere per strada. E noi che siamo l'anello di congiunzione tra un passato recente ed un presente futuro, abbiamo il DOVERE di traslocare la realtà, nel mondo del futuro, che di reale per il momento sembra destinato a contenere sempre meno. Altrimenti, ben presto guarderemo con molta tristezza a quelli che oggi sono divertenti video che circolano in rete (magari un giorno anche Lei, quando avrà imparato qualche trucchetto per saltare la sorveglianza sul lavoro) e che mostrano giovinotti sparsi nelle piazze del mondo, intenti a regalar abbracci agli sconosciuti. Per noi (tanto per fare un esempio) gli abbracci saranno una "malinconica cicatrice", per chi invece non li ha vissuti, non saranno neanche quello. Ma gli "abbracci" sono una banalità, rispetto alle macerie che la distruzione del senso critico si lascia alle spalle.

Però ancora non siamo morti come vogliono farci credere, ed abbiamo il faticosissimo dovere di farlo sopravvivere questo bellissimobruttissimo mondo. Il fatto di essere i figli diretti del mondo senza difficoltà, non sarà un'attenuante sufficiente a scagionarci d'innanzi ai "nipoti" di questo mondo. Insomma, parafrasando "anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti ...."

Vorrei trattenermi ancora, ma il tempo è proprio tiranno. Sto praticando un corso suggeritomi da un'amica. E' molto impegnativo: altro che abbracci! Ma si deve pur faticare per poter vivere l'esistenza, e non lasciar che l'esistenza ci viva.

La saluto distintamente.

John Prévert

http://tv.repubblica.it/rubriche/darkroom/nicola-piovani/35189?video

- Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.

Silenzio

- Che sia troppo tardi, madame ...

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Avessimo abbastanza Mondo e Tempo,

non sarebbe un delitto, Signora, la vostra ritrosia.[...]

Penseremmo seduti a quale strada prendere,

a come trascorrere il nostro lungo giorno d’Amore.

Voi sulla riva del Gange trovereste rubini: io presso

l’onda del fiume Humber mi lamenterei.

Vi amerei fino a dieci anni prima del diluvio,

e voi, se vi piacesse, potreste rifiutarmi

fino alla conversione degli Ebrei.

Il mio amore vegetale avrebbe il tempo

di crescere più grande di tutti gli imperi

e anche più lento.

Cent’anni se ne andrebbero a lodare

i vostri occhi e a contemplare il vostro volto.

Duecento per adorare uno dei vostri seni

e trentamila almeno per adorare insieme tutto il resto.

Un Evo intero per ciascuna parte, e l’ultimo

alfine mostrerebbe il vostro cuore.

Perché senza alcun dubbio, Signora,

questo cerimoniale voi lo meritate, e io non vorrei

amarvi a minor prezzo.

Ma alle mie spalle odo continuamente

l’alato carro del tempo che si avvicina veloce:

e laggiù da ogni parte, davanti a noi,

si stendono deserti di vasta eternità.

La vostra bellezza non sarà più ritrovata;

e non si potrà più udire nel vostro sepolcro di marmo

echeggiare il mio canto: solo i vermi tenteranno

quella verginità a lungo preservata:

e il vostro strano onore sarà mutato in cenere;

tutta la mia lussuria trasformata in polvere.

Certo la tomba è un luogo intimo e bello

ma dubito che qualcuno vi voglia fare all’amore.

Ora, dunque, mentre il colore della giovinezza

si posa sulla vostra pelle come rugiada del mattino,

ora mentre l’anima consenziente

brucia con fiamme importune,

ora finché possiamo godiamoci il piacere;

subito come uccelli da preda amorosi

divoriamo il nostro tempo,

piuttosto che languire nelle sue lente mascelle.

Tutta la nostra energia, tutta la nostra dolcezza

cerchiamo di addensarla in una sola sfera:

gettiamo i nostri piaceri con rude violenza

oltre i cancelli di ferro della vita.

Così sebbene non si possa obbligare il nostro sole

a fermarsi, possiamo tuttavia obbligarlo a correre.

Gentile Signor Jacques_Fante, una delle tante citazioni che ci accomunano è quella che recita più o meno così: "accadono cose che sono come domande, passa un minuto a volte anni, poi la vita risponde", crudele realtà degli eventi che mai accadono senza un perché ma che a volte tardano molto per essere compresi e spiegati.

Sono giorni che mi ritrovo a scorrere i ricordi passati attraverso le pagine di codesto mio diario moderno. Non è facile sfogliare un libro fatto di click, si perde il gusto di poter godere di quel piccolo attrito tra dito e carta, tempo di un istante ed è già finito, ma quella ruvida sensazione della cellulosa a contatto con il polpastrello ci resta impressa nella memoria in maniera indelebile.

E' stato così che sono ricapitata sulla poesia qui in alto.

No, non è vero, sto mentendo, ne sono andata alla ricerca di mia spontanea volontà. Erano giorni che mi si attorcigliava attorno ai pensieri esattamente come fa l'edera, odorosa ma allo stesso tempo velenosa, con le pareti.

Rileggerla è stato strano, una nuova luce, diversa dal solito, la illuminava. Parole conosciute eppure mai sentite prima.

Tante volte negli anni mi sono chiesta di chi fosse stata la mano che con un tocco leggero aveva inviato tali rime, troppe volte non ho ricevuto risposta alcuna alle mie domande.

Poi Lei, il poeta dal tocco così lieve a volte e così ingente e greve in altre, si è lentamente aperto petalo per petalo come la primavera fa toccando accortamente e misteriosamente la sua prima rosa, lasciando fuoriuscire piccoli indizi sulla sua vita e i suoi pensieri. Pensieri taciuti a volte, nascosti tra le righe, pensieri da scovare e comprendere, interpretare e intuire.

Sapeva ascoltare, e sapeva leggere. Non i libri, quelli sono buoni tutti, sapeva leggere la gente.

Ed è così, almeno credo, di aver ricevuto la mia risposta dalla vita.

Fu sua la mano a compiere quel gesto n'evvero? Con delicatezza, con leggiadria e con mistero...tanto si sa: i poeti che brutte creature, ogni volta che parlano è una truffa, così recita un noto poeta anch'egli brutta creatuta a quanto pare.

Se non dovesse esser stata opera sua, mio caro Signor Jacques_Fante, non si preoccupi, in ogni caso la mia considerazione nei suoi confronti non cambierà.

L'importante è che non se ne abbia a male di queste mie sincerità e curiosità eccessive.La mia sfacciataggine a volte passa il segno lo so.

Ormai lo so, Lei ha la faccia di uno che ha capito e anche un principio di tristezza in fondo all'anima e si batterà affinchè il mondo mi lasci sempre la mia dolce curiosità.

Salutidallasignora

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Pregiatissima ed occhialuta Signorina,

Il cielo oggi lacrima e fa compagnia a chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.

Questa è forse l’atmosfera migliore per godere del silenzioso eco che il mare sa offrire nelle stagioni in cui l’atmosfera si riempie di domande senza risposta.

Un mare a cui è possibile giungere senza muovere un passo.

Un mare che è ovunque presente.

Quel mare.

Perché senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà

Lasciamo quindi che il lato affascinante dei misteri rimanga tale, poiché altrimenti sarebbe come UCCIDERE la poesia a colpi di spiegazioni. Non è certamente così che i poeti sussurrano all’animo dei loro lettori. D’altronde è forse pur vero che la verità intima della realtà del reale, è la contraddizione. Proprio come il Suo a dir poco affascinante mentire.

Se mi permette quindi, non è l’eventuale (estremamente eventuale) rivelazione dell’identità di questo Suo Cyrano che ora personalmente m’interessa.

Della Sua sincerità non me ne potrei avere mai a male, perché profuma d’intimità. Semmai, ed in tutta onestà, non posso non ammettere che la cosa soffia un intenso brivido ad uno dall’animo apparentemente arruffato come potrei esserlo io.

Come una goccia di sudore freddo che scivola lungo la schiena di colui che si sente non poco spiazzato dall’esser messo a nudo. Perché la sincerità delle emozioni sa mettere a nudo anche coloro che sono sempre così impegnati a vestirsi. O mascherarsi che dir si voglia.

Insomma, permetta anche a me d’esser intimamente onesto e di rischiar di passare il segno, ma non posso non sussurrarLe che quasi m’intimorisce che la Sua sincerità nasca da una Sua capacità d’aver trovato l’essenza del mio mondo, anziché da un mio preciso permesso di cogliere ciò che mi piace lasciar cogliere.

Mi domando se dev’esser per colpa di quello sguardo obliquo dietro le lenti, da cui indubbiamente Ella riesce a carpire le infinite prospettive con cui ciò che è invisibile riempie l’aria.

Vorrei trattenermi, ma fortunatamente il reale mi offre delle ottime scuse per non farlo. Ripiego quindi nel mio mondo fatto di tante pagine polverose e zeppe d’infinite parole che danzano d’innanzi a miei occhi, pregandomi di rapirle.

Alcune volte lo faccio, sa? Ne prendo una e la cingo con gli occhi appassionati degli amanti. E nella mia silenziosa solitudine la osservo, la giro, la sposto, la spoglio, od anche solo mi metto ad origliarla. Pregandola di lasciarmi carezzare quel suo segreto, che mai nessuno a voluto farsi raccontare. Ne vengono fuori storie bellissime, sa? Le parole, anche quelle che spesso con eccessi di sufficienza la gente etichetta come "banalità", sono forzieri d’emozioni segrete.

Le saluto distintamente, ma anche con un velo di perplessità. Come il sorriso scomposto che schiocca dalla fiamma che un incredulo ed incerto stupore sa dipingere su un viso. Non so come faccia, mi creda, ma Lei Signorina mi stupisce con estrema delicatezza, ed è come se lo avesse sempre fatto. E mi creda ancor di più: tutto ciò e tutt’altro che facile.

Battermi per donarLe un poco di "dolce curiosità", mi sembra il minimo gesto con cui dichiarare alla Sua "fastidiosa invadenza" che è quantomeno la benvenuta.

Dev’esser per via di quello sguardo obliquo. Dev’esser per via di quegli occhi.

... Negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto. Così, diceva : quello che vedranno ...

Salutilasignora.

J.F.

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Oilà!

Salve gente! Che poi ... gente !?!? .... ma questo è un blog od una chat !?!??!

Vabbe': è tutto&niente, o quantomeno quello che te pare.

Passavo di qua infretta&furia come al solito, ma quantomeno questa volta lancio un saluto urlato mentre attraverso di corsa questo lunghissimo corridoio.

Emh!.....Emh!....Emh!....

.....nella mia silenziosa solitudine la osservo, la giro, la sposto, la spoglio, od anche solo mi metto ad origliarla. Pregandola di lasciarmi carezzare quel suo segreto, che mai nessuno a voluto farsi raccontare. Ne vengono.... .

Well! Allora non sono l'unico assassino che può essere accusato di :zzz: Mortografia or Vilipendio alla Grammatica che dir si voglia. Ciò mi rallegra non poco anzichennò!

OK! OK! Taccio! Antipatico come al solito, ed incapace di comprendere che si trattava di licenza poetica. N'evvero Jaquy !?!? Dai scusa, e non te la prendere.

Spero non estrarranno il solito cartellino rosso nei miei confronti .... però questa volta non ho detto parolaccie, giuringiurello! (giuringiurello se po di' ?!?!?)

Un abbraccio speciale alla padrona di casa, & ... well: come ti scivola la vita ultimamente darling !?!? Si-te-và: let me/us know!

Salutalasi...emh!...emh! Salutalagrammatica!!!

Maktub

PS: ITALIANS do H better !! :cold: (Eddai Jaquy, non te la prendere!)

... io che sto diventando sabbia del deserto, ringrazio i venti che mi cambiano forma e punto di osservazione, un ideale perseguo, anacronistico e ridicolo: il miglioramento ...

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:cold: mi mancava il Maktub poliedrico! :zzz:

Forse è vero siamo rimasti in pochi qui dentro, ma pazienza, continua ad essere casa mia no? La porta è aperta, chiunque può entrare e uscire a piacimento, chi gradisce può sedersi e restare. :cold:

Stavo giusto per scrivere due righe ma devo prima far finta di lavorare.

Per ora trastullati con questa...anche se son certa l'avrai già spizzata! :cold:

piesse...avevo notato l'errore ma a volte capita...anche ai poeti...

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Per ora trastullati con questa...anche se son certa l'avrai già spizzata! :zzz:

...

Trallustati 'n par de' scoiattoli (sepoddì scoiattoli !?) ..... sippenso che questo è l'autore di POVERA PATRIA .... sippenso che so' passati 30 anni ... sippenso che stamo ancora così ... sippenso che forse semo annati pure peggio .... sippenso .... sippenso ... SIPPENSO ... SI PENSO ?!??!

NO PENSO .... ecco: NO PENSO - NO PROBLEMA ..... cogito ergo sum ... Io sono sempre più sicuro che ci mise una G di troppo ... tutto là

ma a volte capita...anche ai poeti...

Che capiti anche ai filosofi ?! Siiii .... dev'esser così..... anche ai filosofi ..... quella G infame, è proprio di troppo per il nostro paese.

E la nave va (Federicodovesei?!?!?! Sei morto ... sei morto anche tu.)

... io che sto diventando sabbia del deserto, ringrazio i venti che mi cambiano forma e punto di osservazione, un ideale perseguo, anacronistico e ridicolo: il miglioramento ...

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Il sole sorge tutte le mattine, ne ho sempre avuto la certezza ma da quando ho cambiato orario di lavoro ne sono testimone ogni giorno.

Forse la parte migliore del mio lavoro, oltre la pausa pranzo s'intende, è la posizione; sì, avere la fortuna di lavorare in un luogo racchiuso nei vetri e con la vista sul mare aperto ha il suo fascino. Ti fa sentire un pò più libero, meno prigioniero della veste di lavoratore che si indossa ogni giorno per faticare.

Stare al quinto piano poi, è come aggiudicarsi la ciliegina sulla torta giusto un attimo prima di tutti gli altri invitati, lascia quel minimo vantaggio sui concorrenti che favorisce la vittoria e ti assicura ogni giorno uno spettacolo meraviglioso. La nascita quotidiana di un Dio, di un Miracolo, il sorgere di quel Mistero che è la vita.

Qui il sole ha gli orari spagnoli: si alza con la calma gallega e tiratardi come gli andalusi, nel mezzo pare si diverta un bel pò. A volte gioca a nascondino con le nuvole, si nasconde nelle onde del mare o dietro qualche collina e spesso si diverte a giocare a un, due, tre STELLA: immobile nell'azzurro del cielo e all'improvviso ti giri e lo trovi pronto per il tramonto.

A volte si nega come un bambino sgridato dal genitore e il cielo appare nero e lacrima, per non dar spazio a alcun fraintendimento: è offeso e triste.

Così è stato ieri. Doveva davvero essere trisissimo viste tutte le lacrime versate; un'infinità e un nulla, un tutto e un niente che scendendo si sono fuse con la maestosità del mare. Ha pianto tutto il giorno, interrotto solo da tuoni e fulmini, un singhiozzare violento di quelli che lasciano senza respiro e con gli occhi gonfi.

Sarebbe stato giusto forse consolarlo ma a volte un pianto libera e aiuta a scaricarsi e poi ha il suo fascino camminare sotto le lacrime del cielo. Che pianga pure, mi sono detta.

Alle 4 ancora diluviava in maniera incredibile; vento talmente forte da risultare inutile e impossibile aprire qualsiasi tipo di ombrello. Giacca a vento di quelle buone che pensi non lascino passare neanche una goccia e cappuccio ben serrato in testa, l'unica soluzione per tornare a casa.

Mentre mi lasciavo alle spalle l'edifico dell'ufficio avevo già le scarpe come due piscine, e pochi metri dopo, anche grazie all'idiozia di un automobilista, ero zuppa fino alle mutande. Ancora qualche metro per sentire le gocce unirsi tra loro e scivolarmi sul viso miste al poco rimmel residuo.

Ed è a quel punto che ho avuto l'illuminazione, la scintilla di rivelazione che solo la Bellezza Pura può dare: a volte tanto vale arrendersi. Che senso ha cercare di non bagnarsi quando si è già zuppi? Tanto vale approfittarne e lasciar che la pioggia vinca e ci inondi, lavandoci dalle nostre resistenze e reticenze.

Ormai grondante mi sono avvicinata alla prima stazione di biciclette comunali e ne ho presa una. Lentamente ho iniziato a pedalare sulla strada scivolosa. Le mani con difficile presa suoi freni, le ruote pronte a slittare ma gaudente della sensazione di resa incondizionata alla natura. Un passeggiata lungo mare, un mare scuro sotto un cielo nero: meraviglioso.

Inutile dire che sono arrivata a casa zuppa da strizzare, niente però che una doccia e un tea caldi non abbiano potuto asciugare e ristorare. Man mano che mi asciugavo mi restava addosso l'odore lieve e buono della libertà, la libertà di scegliere, di arrendersi, di decidere di perdere la battaglia. Perchè a volte le rese e le perdite altro non sono che invisibili vittorie.

Invisibile

il vertice puro dell'allegria

invisibile

il pianoforte del dio silenzio

invisibile.

Invisibile

ogni buon maestro che si fa invisibile

l'atto e la parola

né sciabola né bastone

invisibile.

Invisibile

una pace anche piccola

un caso d'amore

un popolo che sia capace di ricostruire il silenzio

dalla simulazione di un sogno

invisibile.

E l'invisibile limpidità

la misura del tempo

la grande arte è un mestiere piccolo

invisibile.

Invisibile

l'amore nelle sue versioni

invisibile

la luna tutta

il sangue senza rivali

la rosa nuova nel giardino

la cometa d'oro nel cielo stellato

invisibile

un camion di angeli

santeria e santità

l'ambizione muta del compositore

invisibile.

Io sto sempre lontano da ciò che amo io sto

invisibile

come un ordine superiore il mio disegno natale.

È la strategia miserabile del cacciatore

che si fa invisibile.

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Oddidodddiodddio .... c’ho un ingorgo tra cervello & polpastrelli. Una cascata di vocaboli di un’immensa portata, e come al solito il tempo è tiranno. Preparete, therefore, ad un cimitero mortografico, ma non ho altre possibilità: tra pochi secondi sarò lontano da qui, e tra qualche minuto dovrò esser lontano da dove sarò arrivato. Therefore: perdonez-moi! Di rileggere non se ne parla. Di fare attenzione non se ne ipotizza, e di star troppo a pensare alle regole non se ne leggendifica proprio.

Mi permetto de interrompe sta chat ... splendida chat .... cioè, dico: ma quella canzone di Fossati dove l’hai tirata fuori ?!?! E’ di una bellezza incredibile .... non l’avevo mai sentita, eppure è di un fascino immortale. Che poesia: complimenti darling!

Insomma ... proprio non riesco a non tenermi tutto per me ... cioè questa storia della pioggia, intendo.

Anyway ..... Oggi è il grande giorno, m’hanno finalmente riparato il tagliaerba, e non mi resta altro da fare che andarlo a ritirare. Accendere la macchina, e percorrere una quindicina di Km. sino al magazzino dell’officina dove l’ho portato. 15 Km. che con la mia macchina ... Emh!.... 15 Km. che PURE con la mia macchina, non dovrebbero essere un’impresa. Ad una folle media di 60 Km. all’ora (wow-waaaaooo!!!) dovrebbe voler dire 15 minuti, isn’t it !?!? Oddio speriamo che oltre la grammatica non ammazzo pure la matematica .... Ok! Insomma, niente di più semplice, se non fosse che le cose semplici nel terzo millennio divengono complicate. Ancor più complicate se vivi a Roma, e devi prender la macchina. Ancor-Ancor più complicate se vivi a Cinecittà, e devi arrivare sulla Roma Fiumicino: praticamente una M-I-G-R-A-Z-I-O-N-E.

Siccome che io ancora non so’ riuscito a parlacce co quer tizio che s’è inventato che non tutti i mali vengono per nuocere (ma si me lo ritrovo davanti l’occhi!!!!!) ... insomma, oggi a Roma c’è pure lo sciopero dei mezzi pubblici. C’è lo sciopero dei mezzi pubblici e diluvia. Tagliando corto: L’APOCALISSE.

Il capufficio poi, ultimamente ha un ininterrotto ciclo mestruale, e siccome che lui è HOMO, vuol dire che è meglio non capitargli a tiro, e non dargli nessuna scusa per metterti sotto tiro; cioè: ricordati di riuscire costantemente a dar prova della tua inesistenza. That means: non posso arrivare tardi neanche di una frazione atomica di un secondo.

Sin da ieri sera, quindi, comincio a studiare la situazione, ed il conseguente miglior piano d’attacco.

Preparo: zaino militare, borraccia, sacco a pelo, gallette. Saluto i familiari ... qualcuno si lascia sfuggire anche qualche lacrima .... mio figlio che in piena notte si alza di scatto e mi abbraccia urlando: NO PAPA’! NO TI PREGO, NON LO FARE! Ci abbracciamo come in un lungo gesto d’amore, ben consapevoli che potrebbe essere l’ultimo. Lo tranquillizzo e lui riesce a prendere sonno.

Questa mattina scendo le scale del condominio Maracanà, dove vivo io. Al piano terra te li ritrovo tutti li: i condomini.

La maggior parte sono anziani, e la maggior parte della maggior parte sono divenuti (a loro insaputa) i personaggi di tantissime avventure mai scritte. O forse scritte e mai lette. Qualcuno in lacrime mi bacia sulla fronte, altri mi stringono in un abbraccio commovente. Ovviamente c’è anche lei: LA MITICA. Sempre con i bigodini in testa & la vestaglia intrisa dell’inconfondibile odore del soffritto di cipolle. Povera ... se solo se lo immaginasse che quel suo cognome che finisce in ILLI, l’ha trasformata nella fantastica Signora PERSILLI. A lei non posso che dedicare un abbraccio speciale. Mentre lo faccio m’infila un santino nel taschino interno della giacca, cercando di non farsi vedere. Io, per non rovinarle la sorpresa, fingo di non aver notato nulla. E’ S. Rita, anche se le mie allucinazioni me la fanno, e me la faranno sempre apparire come S. PEPERONATA.

Con gli occhi umidi saluto tutti, con gesti eloquenti che voglion dire: non provate a fermarmi! E’ troppo tardi, ormai ho deciso. Mi volto ed apro il portone. Piove. No anzi non piove diluvia. No anzi non diluvia, c’è proprio un nubifragio. Dio c’è, e ce l’ha un po’ con me. Tutto questo ne è la prova: non può essere un semplice caso.

Torrenti d’acqua color neromerda cercano di scappare in tombini imbottiti di tutta la mondezza possibile ed immaginabile. Ovviamente non ce la fanno, e creano dei laghettini artificiali di svariate decine di metri di diametro.

In uno di questi enormi abbeveratoi per topi, quello d’innanzi al Tabaccaio, dove tutti buttano le carte & le cicche delle sigarette in terra, noto distintamente la pinna di uno squalo.

My God !!

Sciaff ! L’ennesimo colpo con cui folate di pioggia mi schiaffeggiano il viso, mi fa rinvenire da pensieri o da allucinazioni chicchessiano. Non c’è tempo ... non c’è tempo ... zompo di scatto dentro la cassettona vuota delle bottiglie di latte che il Bar sotto casa ha lasciato d’innanzi alle saracinesche chiuse. Rubo .. emh! ... Prendo in prestito la scopa dalla portineria, e comincio a pagaiare in mezzo a questo diluvio universale, diretto verso la mia macchina, che mai come oggi m’appare proprio come un arca di Noè. Non per la forma, o l’affidabilità: ma proprio per una questione di data di immatricolazione!!!

Chiavi...chiavi....Dddddddiiiiooo!!!! Quanto odio ‘sta storia delle chiavi ... che poi mi fa così incazzare quando me lo dicono ... mi fa incazzare che c’hanno ragione e non mi va di ammetterlo, grosso modo come quasi tutte le cose che mi fanno incazzare.

Tasca destra giubotto: niente. Tasca sinistra giubotto: niente. Tasca interna giubotto: niente. Tasca anteriore destra pantalone: niente. Tasca anteriore sinistra pantalone: niente. Tasca posteriore destr...eccole! Eccole!....finalmente ....ma come cazzo si fa a mettere le chiavi della macchina dentro la tasca anteriore dei pantaloni ... non è possibile: HANNO RAGIONE.....porc....ma porca putt... non sono le chiavi della macchina, sono quelle dell’ufficio .... ma vaff... rimetto le chiavi dell’ufficio NELLA TASCA POSTERIORE DESTRA DEI PANTALONI, e mentre cerco quelle della macchina nella tasca posteriore sinistra dei pantaloni, già penso alle imprecazioni che tirerò giù quando dovrò di corsa (sempre per via di questa vita sul fil di lana) cercare di aprire la porta dell’ufficio. Comunque anche nella tasca dei posteriore sinistra dei pantaloni non si trova nulla. Alcuni passanti mi guardano, mentre continuo questa danza Maori sotto la pioggia, ed ogni volta che m’infilo le mani in tasca strizzando & tastando il contenuto (c’è di tutto!!!!!), non riescono a non nascondere una certa espressione di schifo, d’innanzi a quello che sembrerebbe DECISAMENTE un porco depravato.

Io continuo imperterrito ... ormai le mani me le sono ficcate dappertutto. Sono zuppo fradicio: un misto di sudore isterico, e precipitazioni abbondanti sparse su tutto il mio corpo, come direbbe il buon vecchio Col. Bernacca. Un terribile ed inquietante pensiero comincia a pervadermi il cervello. Non le ho prese. Le ho lasciate a casa. Oddioddioddio ... le ho lasciate a casa ... eppure mi ricordo ... ma forse non le ho lasciate neanche a casa ... forse le ho lasciate in ufficio ieri ... forse no ... forse le ho lasciate a casa di Paolo & Fede l’altra sera a cena ... forse no .. forse le ho lasciate ....... e così via, lentamente risalgo al banco degli esami di maturità, alla prima volte che ho fatto l’amore, alla prima comunione (?!?!) ... ed intanto continuo a tastarmi. Un altro schiaffo d’acqua sputatomi in faccia dal cielo mi fa trasalire. Le chiave ce le ho in mano. Ce le avevo in mano. Ce le ho sempre avute in mano. Ora ricordo: per non perdere tempo me le sono preparate quando sono uscito dal portone.

Forse hanno ragione......forse è vero quello che dicono...... forse dovrei ....

Aaaah! Basta! Non è il momento! Forza, su! Non perdiamo tempo, ho un’ottima scusa per non fermarmi a pensare.

Apro la macchina, e mi ci catapulto dentro.

Subito l’inconfondibile odore dei sedili della mia automobile, mi riempie le narici. Una pensione, ecco cos’è. Una pensione, non un’automobile: la mia macchina è una pensione per acari. Ogni volta che mi siedo, mi vengono i sensi di colpa perché penso di averne schiacciati almeno una decina. Ah!-Cari! Scusate.

Comunque è fatta, sono stato di parola! Ce l’ho fatta, mi sono svegliato presto. Ma soprattutto mi sono ALZATO presto, ed in un modo o nell’altro sono riuscito ad essere a bordo presot...anzi ...esattamente alle ...alle ... guardo l’orologio digitale della macchina. La parte che mostra le ore non si vede più da tantissimo tempo ormai. E’ rimasta quasi intatta solo quella die minuti. Che tanto se uno arriva addirrittura un’ora dopo, allora non c’è da preoccuparsi: qualsiasi scusa inventata, diviene credibile. Un’ora è troppo, dai! Almeno se non ti conoscono bene. Emh! .... Se non MI conoscono bene.

I minuti segnano 20 minuti in più, perché uso questo espediente per darmi un certo margine per tentare di EVITARE di arrivare sempre venti minuti dopo. Cioè: uno guarda l’orologio (che lui stesso a rimesso) e NON SI RICORDA che è venti minuti avanti, ed allora SBRIGATIIII!!!!! E corre, corre, corre, ed arriva puntuale. Questo è uno intelligente.

Invece, uno che usa il sopracitato espediente da circa 15 anni, e già dopo il primo mese si ricorda BENISSIMO che l’orologio è avanti, se la prende ancora più comoda. Anzi: siccome l’unica cosa che realmente non ricorda è DI QUANTO è avanti l’orologio, alla fine quei 20 minuti in più, divengono 20 minuti in meno. Questo, quindi, è un idiota! Presente!

Alal fine mi rendo solamente conto, che esiste l’ora solare, l’ora legale, e l’ora mia (ben diversa dalla mia ora...grattatina!). Ecco l’ora mia, sebbene sia MIA, è l’unica che non riuscirò mai a capire nonostante l’abbia inventata IO!

Mah!

Anyway .. mi rendo conto che sono zuppo. Tanto zuppo. Oddio: manco tanto, considerando che a forza di cercare le chiavi mi sono già ampiamente strizzato!

Mi calmo (se fa’ pe di’!); mi sistemo; solita preghierina prima di accendere la macchina, che non lo so se v’è mai capitato di avere una macchina che nella migliore delle ipotesi non si sa se arriva, e nella peggiore: non si sa se parte. E non so se v’è mai capitato di pensare che questa non è manco-tanto una battuta ... prima di girare la chiave, comincio a fare un po’ di calcoli. Sviluppo un sistema che tramuto a matrice, da cui estraggo una funzione tendente ad infinito, ed alla fine, grosso-modo, mi rendo conto che sono le ore: 06.38 A.M.

Mi sento un po’ coglione. Ho esagerato come al solito. Vabbe’ che vabbe’, ma mettersi in viaggio alle 6.30 per andare in un posto che sta quasi dietro l’angolo e che apre alle 8.00 è decisamente un po’ da coglioni. Finalmente faccio qualcosa che non facevo da troppo tempo: mi guardo intorno. E’ praticamente notte. Si sente solo il rumore della pioggia che bussa sul vetro, ed il respiro degli acari sul sedile posteriore. Quelli sul sedile anteriore sinistro li ho già uccisi sotto il peso del mio sedere, e quelli sul sedile posteriore destro li ho schiacciati ADAGIANDOVI sopra lo zainetto pieno di cose che raccolgo qua & la e che non butto mai. Ah! Cari! ... spero un giorno mi perdonerete.

Fuori tutto tace.

OK! Andiamo avanti.

Giro la chiave: l’inconfondibile boato dello Shuttle mi testimonia che il mio bolide si è messo in moto. Lentamente, poi, la voce del motore passa da Shuttle, a Maserati Biturbo, ed infine a vecchio-cesso-smarmittato.

Eppur si muove !

Percorro a folle velocità il tratto di strada che mi separa dal GRA, e quasi-quasi riesco a mettere la terza.

Lentamente salendo sulla rampa del raccordo, i pesi sui piatti della bilancia si spostano. Il mio sentirmi "un po’ coglione", migra verso l’altro piatto: quello del terrore. Una fila immobile di autoveicoli fermi copre qualsiasi punto dello specchio visivo, sino all’orizzonte.

Ma che cazzo succede ?

E a-ri-morto er papa (co' la p maiuscola !??!) ?! Di più ?! La Roma questa notte a ri-vinto lo scudetto !?! Di più ancora?! Qualcuno m’ha fottuto l’idea-sogno di parcheggiare in mezzo alla corsia del raccordo anulare, mettere il blocca sterzi, e farmi una passeggiata a piedi ?!

Cioè: ma dove va tutta questa gente ?! Ma quanti siamo !?

Dopo svariati minuti, riesco ad infilarmi nella processione anche io. Che culo! Non sono fermi: stanno camminando. Cioè, in verità strisciano lentamente .... però un esame di FISICA definirebbe comunque questo lento vomitevole struscicamento: MOTO ANDANTE.

Non c’è da lamentarsi.

Dopo qualche metro arrivo al primo tabellone luminoso che indica: CODE A TRATTI DALL’USCITA TUSCOLANA (che è quella da dove mi sono immesso io) SINO ALLA CASILINA (che è quella precedente alla mia. Precedente, e non successiva, eh !!). Cioè in pratica, code a tratti dappertutto. Vorrei proprio dirglielo: MA ME STAI A PIA’ PER CULO ?!?! Che poi però, i cartelli luminosi non rispondono. Perciò glielo dico.

Ora non piove più a dirotto. Piovigina. E camminando così lenti, sembra proprio che piova poco-poco-poco. Apro quindi il finestrino, almeno ESCE un po’ di umidità dalla macchina.

Tutti in fila. Che poi in realtà sono tutte. DIO MIO! Sono praticamente tutte donne. Una ogni macchina. Fanno di tutto mentre guidano: smalto, rossetto, cucito. Ne ho vista una a bordo di una LANCIA Y che stava sminuzzando il prezzemolo da spolverare sulle bavette ai frutti di mare che questa sera porterà in tavola.

Chi al telefono. Chi al fax. Chi parla da sola. Chi parla con Dio.

Dai finestrini di un paio di macchine m’è sembrato che si lanciassero dei bimbi: un maschio ed una femmina. Durante il lancio, m’è parso di udire un TI SALUTA MAMMMMAAAAAAA ..... e poi ... T’ABBRACCIA PAPAAAAAA’.

Quasi commosso pensavo a quant’è bello il senso della famiglia italiana.

Andiamo così lenti, ma COSI’ LENTI, che addirittura nessuno mi sorpassa, o mi strombazza, o mi lampeggia per chiedermi di farmi da parte. L’altra settimana in autostrada preso da un momento d’eccitazione, mi son lanciato per qualche secondo con il mio bolide sulla corsia sinistra, ed addirittura mi son sentito bussare al vetro da un signore che mi chiedeva strada: era sceso dalla sua auto, e con passo manco troppo veloce è venuto a chiedermi di farmi da parte.

Non mi rimane altro che gustarmi lo spettacolo.

Il cielo è grigio, ma d’un grigio lavato con la varecchina. Un grigio luminoso. Le gocce, che entrano dal finestrino, sembrano sbaciucchiarmi la guancia delicatamente. Sembrano un cane che fa le fusa, e mi tengono compagnia.

Più che stringere il volante, ci incrocio le mani sopra, come fossero un appoggia-mento.

Guardo TUTTI e TUTTE, e come spesso mi diverto a fare, mi diverto a fargli sentire lo sguardo addosso.

... io che sto diventando sabbia del deserto, ringrazio i venti che mi cambiano forma e punto di osservazione, un ideale perseguo, anacronistico e ridicolo: il miglioramento ...

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Ma dove andate ? Ma dove guardate ? Anzi: perché non mirate ? Perché non ascoltate ?

Piove.

Frugo con gli occhi in una macchina tutta lustra, lunga, grossa. Alla guida c’è un uomo sui 45 anni, uscito da una tintoria. E’ fermo, anche lui come me. Vicino a me. Dietro siede un bambino con qualcosa spiaccicato d’innanzi agli occhi. Di primo acchitto mi sembravano occhiali, poi ... capisco che è un gheimboi. Camminiamo fianco a fianco per una 50 di metri. Il bambino non stacca mai quel coso da davanti gli occhi, e si contorce un poco come un burattino di legno. Ogni tanto guardo il padre. Non riesco a nascondere un po’ di tristezza. Non per il papà, in fondo non lo giudico, perché non è così che si dovrebbe fare, soprattutto quando NON SI SA’!

Il 45enne sente i miei occhi, e per qualche secondo, ho l’impressione d’esser salito sulla sua auto... CHE ME DAI ‘NO STAPPO FINO ALL’OFFICINA DEL TAGLIAERBA ?!?? ....COME NO! ACCOMODATI PURE.

Poi i miei occhi, ed il mio silenzio si fanno un po’ troppo pesanti da sopportare. Il tizio diviene prima triste, poi però di colpo reagisce in maniera aggressiva. Mi fa scendere digrignando i denti, brandendo uno scudo tipo MA TU CHI SEI?! COME TI PERMETTI?! .... di colpo mi ritrovo nella mia macchina. Che poi in realtà non son mai sceso.... il macchinone è andato avanti ....

Ora si cammina un po’ di più. Non so esattamente che velocità raggiungiamo, perché il mio tachimetro è decisamente poco attendibile, ma a giudicare dall’urlo di Tarzan della marmitta, stiamo andando ad un massimo di 15-20 chilometri all’ora. Che quando vado più forte, il rumore della marmitta si sente meno. Cioè ... si sente meno: viene coperto da altri sinistri rumori e cigolii.

Praticamente m’aggrappo al finestrino, e cerco il dialogo con gli altri.

Passa una signora dall’età indecifrabile. Dev’esser stata così bella daver fermato il tempo per un po’. Succede alle donne. Ora però ha il peso di questo SVANIRE negli occhi, e per almeno 100 metri sembra non ripetere altro che HAI RAGIONE. Ma io non le ho detto nulla. Non questa volta. Anzi: glielo avrei voluto proprio dire, ma non l’ho fatto ... SIGNORA! VOI SIETE UN FIORE MAGICO: FA BATTERE PIU’ FORTE IL CUORE AD OGNI PETALO CHE CADE E VI SVELA. OR CHE NON VI SON PIU’ PIUME DI PAVONE A COPRIR LA VOSTRA ESSENZA, MOSTRATE PURE CON ORGOGLIO CIO’ CHE PIU’ D’OGNI ALTRA COSA SA EMOZIONARE: IL VOSTRO ANIMO. Eppure troppa tristezza nel suo sguardo. Io glielo grido, ma lei non fa altro che dirmi che non è così. Che non capisco, che la vita di una donna cammina su altri binari. Sfugge via, non dandomi la possibilità di affrontarla er risponderle.

Una coppia. Finalmente una coppia. Chissà dove vanno, che son tutti scomposti e dall’aria scanzonata. Citando qualcosa di qualcuno che i più inizieranno a citare tra qualche giorno: "Abbiamo tutti sedici, diciassette anni – ma senza saperlo veramente, è l’unica età che possiamo immaginare: a stento sappiamo il passato".

Così, con le loro asimmetrie cromatiche, trasmettono qualcosa di vero. Ma guardatatevi. Guardatevi negli occhi, e mangiatevi l’un l’altra. Che ogni attimo diviene già passato. Alimentare lo spirito con il corpo, ed il corpo con lo spirito, non è vero Oscar? Incoscienti: non avete idea di cosa v’attende! Beati voi, d’esser incoscienti. Che viver da incoscienti è un modo d’esser così umano. Oggi tutti vivono il presente pensando al futuro. Poveri piccoli umani, sempre dimentichi della loro esistenza appesa ad un filo.

Poi il traffico diviene scorrevole, e mi passa un auto veloce. Una frazione di secondo, e forse ... ma forse ... forse ho visto ciò che ho visto, od ho immaginato ciò che avrei voluto vedere ... quasi da immaginare tanto di fretta l'hai vista passare.

C’è differenza?

Bah! Basterebbe così poco per riuscire a render visibile ciò che s’immagina. Ciò che è invisibile ai nostri occhi, ma palpabile allo spirito. Basterebbe poco? No! Forse poco no!

Però forse confondiamo troppe volte la vista dell’invisibile, con l’immaginario.

Arrivo finalmente all’officina. ‘ZZO: So’ le 7.58. Ho fatto 20 Km. in un’ora e mezza. In bici ci avrei messo la metà del tempo. Si vabbe’, ma come te lo carichi un tagliaerba in bici ?! Magari avrei potuto caricare la bici sul tagliaerba.

Questa città, e questi cittadini non finiranno mai di stupirmi. Peccato forse, ne siano rimasti pochini ad aver "voglia di stupirsi". Tutti troppo impegnati a dover stupire.

Cielo. Ho la parte sinistra del corpo praticamente zuppa! Che a forza d’aver voglia di bagnarmi di questa delicata pioggierellina, alla pensione per acari, c’ho aggiunto pure una mezza piscina.

L’officina, ancora chiusa, si trova in una specie di zona industriale. Giust’affianco al caos del traffico, eppure lontana da tutto. Che l’atmosfera dei siti industriali rende tutto ovattato e silenzioso, fin quando non si risvegliano e si riaccendono queste enormi macchine con cui l’uomo tenta di cambiare il mondo.

Ancora nuvole, pioggia, e voglia di sentirsi parte di tutto questo.

Un camionista, parcheggiato d’innanzi a me, aspetta composto e riparato l’apertura del cancello nel suo bisonte metallico. Mi guarda un po’ stupito e sconcerto, quando scendo stravolto dal mio ferrovecchio a motore, ed apro le braccia ridendo come uno scemo, e ad occhi chiusi fisso il cielo. Che forse è tutto così a portata di mano. Così semplice. Che certe volte siamo noi stessi, la nostra codardia, la nostra pigrizia, che ci fa rimanere in una disattenta staticità.

Fermi li, tra la terra ed il cielo, a lasciarci soltanto una voglia di pioggia.

Salutalasignorabagnatasignorafortunata.

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Maktub non so davvero se mi sei mancato più tu o la signora Persilli ;)

Sai una cosa? Mi ritengo fortunata a avere la possibilità di poter immaginare la tua faccia durante il racconto di un episodio del genere, ma ancor di più ad immaginare la tua faccia mentre vivevi questo racconto!

A tra un pò....raccolgo la rugiada di idee e le butto giù...

Flickr

Quando il discepolo è pronto, Quelo appare.

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... ma ancor di più ad immaginare la tua faccia mentre vivevi questo racconto ....

Guarda che se mi curo, mi sbarbo, m'incrmo, mi trucco, e mi pettino (vabbe', mo' nun esaggeramo) .... non ho una faccia poi così ... emh!...caratteristica .... ecco, si! Caratteristica mi sembra il termine giusto per non infierire.

Anyway ... Ma una cosa non ho ancora capito: gimeil a lovoro lo poi vede !?

Apostrofalasignora

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Therefore....eventually....just on ....su quell'altra !?!!?? Per sempio, quella molto più ITALIANA !?!?

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Mi sa che toccherà dargli un paio di sculacciate .....

Non è facile, ma .....

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Sculacciare chi?? :ciao: Chi mi ha segato l'accesso a mezzo internet? :)

As you prefere ... ma io non ho detto nulla ....

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