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gbiagiotti

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complimenti per il passaggio...

vi voglio vedere in finale.. e vedere, visto che in tv non vi becco mai...

ciao azna ben tornato...

in bocca al lupo per domenica.. nessuno viene all'olimpico

Ciao Giacio :DD

Crepi il lupo, ma per noi l'Olimpico è storicamente un campo stregato... speriamo bene.

Quanto a venire allo stadio, ormai tutti questi decreti, tornelli ed osservatori, me ne hanno davvero fatto passare la voglia.

Ho fatto affari con : ThorMiniMac - BeedMe DamnQ - GinoLab - Borndevil - Merak - Sanbeisan - Erredany - Steindy - Syfer - Moro30 - iMax - drigoparmigiano - arian - Sinpolpy -Ricky

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Ospite il_giova

Ecco le info per la UEFA:

La partita di andata delgli Ottavi di coppa Uefa Fiorentina-Everton di giovedì 6 marzo ore 20.45 sarà trasmessa dal Digitale Terrestre di La 7 (La 7 Cartapiù). Niente chiaro quindi. Per il ritorno ancora niente di deciso, ma l'emittente è comunque interessata ad acquistare i diritti di Everton-Fiorentina, lin programma mercoledì 12 marzo alle 20.45 italiane.

Il match di ritorno degli Ottavi di Coppa Uefa Everton-Fiorentina sarà giocata mercoledì 12 marzo alle 19.45 ora inglese (20.45 italiane). A comunicarlo a fiorentina.it, l'ufficio stampa del club inglese. Il dubbio era tra mercoledì 12 e giovedì 13. La vendita libera dei biglietti comincerà il primo marzo, i tagliandi costano 27 sterline (15 ridotti) senza distinzione di settore.

Fonte www.fiorentina.it

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Ecco le info per la UEFA:

La partita di andata delgli Ottavi di coppa Uefa Fiorentina-Everton di giovedì 6 marzo ore 20.45 sarà trasmessa dal Digitale Terrestre di La 7 (La 7 Cartapiù). Niente chiaro quindi. Per il ritorno ancora niente di deciso, ma l'emittente è comunque interessata ad acquistare i diritti di Everton-Fiorentina, lin programma mercoledì 12 marzo alle 20.45 italiane.

Il match di ritorno degli Ottavi di Coppa Uefa Everton-Fiorentina sarà giocata mercoledì 12 marzo alle 19.45 ora inglese (20.45 italiane). A comunicarlo a fiorentina.it, l'ufficio stampa del club inglese. Il dubbio era tra mercoledì 12 e giovedì 13. La vendita libera dei biglietti comincerà il primo marzo, i tagliandi costano 27 sterline (15 ridotti) senza distinzione di settore.

Fonte www.fiorentina.it

il silenzio vale più di 1000 parole....

oh ma ti sei accorto che ieri c'è stato il campionato? :D

o sarai il classico mezzo tifoso? quello che si mostra quando vince e segue il volley quando perde?

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Ospite il_giova

Questa non ci voleva........

La Fiorentina comunica che gli accertamenti diagnostici eseguiti oggi ad Adrian Mutu hanno evidenziato una lesione distrattiva di secondo grado al legamento collaterale mediale. La prognosi prima della ripresa dell’attività agonistica è nell’ordine delle 4 settimane.

Acf Fiorentina

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Buone notizie per la sfida contro la juve:

oltre che allo squalificato Zanetti, dopo la partita di stasera si aggiungono alla lista pure nedved e chiellini......

2 fisso!!

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Ospite il_giova
2 fisso!!

mah.......diciamo che per come ci vanno le cose adesso io la vedo così:

con il livorno si dovrebbe vincere, con la juve a torino non saprei....un pareggio ci va bene

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mah.......diciamo che per come ci vanno le cose adesso io la vedo così:

con il livorno si dovrebbe vincere, con la juve a torino non saprei....un pareggio ci va bene

2 fisso.

Ero bambino l'ultima volta che s'è vinto a Torino.

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Ospite il_giova

Quando l'ho letta ho ripensato a quei giorni...ed alle lacrime che ho versato durante il minuto di silenzio...

GRAZIE DI ESISTERE CESARE.......

....noi della FIORENTINA ti siamo vicini......

Pubblico questa intervista, rilasciata ultimamente:

Questa è la storia di un uomo e una donna. Come ce ne sono tante. È la storia di un amore. Come a volte esistono. È la storia di un dolore. Come quelle che prima o poi ci sbattono addosso perché non può esserci una vita senza dolore. L'uomo si chiama Cesare Prandelli. Ha cinquant'anni. Alla fine della terza media voleva iscriversi al liceo artistico, si è ritrovato invece geometra perché la mamma gli raccomandava: il diploma, Cesare, il diploma... Voleva diventare architetto perché gli è sempre piaciuto pensare, creare, costruire qualcosa. Anche solo un'idea. Ha fatto invece il calciatore. Ha vinto con la Juventus qualche scudetto e una coppa campioni, si è distrutto le ginocchia e ha smesso presto, senza barare, a trentadue anni. Oggi è l'allenatore della Fiorentina, ma qui se potessero lo farebbero sindaco, presidente di tutti i posti in cui è previsto un presidente e, perché no?, persino papa e santo, naturalmente subito.

La donna si chiama Manuela Caffi, è sua moglie. È morta all'ora di pranzo del 26 novembre dell'anno scorso. Aveva quarantacinque anni. Quel giorno era un lunedì, il giorno in cui i calciatori e gli allenatori si riposano. "Fino alle dieci della domenica era lucidissima. Io e i miei figli durante le ultime ore ci siamo messi nel letto con lei. L'abbracciavamo, la accarezzavo, le parlavamo di continuo. I medici della terapia del dolore, che lei chiamava i suoi angeli, ci hanno spiegato che i malati terminali perdono per ultimo il senso dell'udito, ma riconoscono solamente le voci dei familiari, quelle degli estranei si trasformano in un rumore metallico. Porto dentro di me le sue ultime parole. Ma non riesco a dirle, a farle uscire. È troppo dura".

Dopo tre mesi è la prima volta che Cesare Prandelli accetta di raccontare la sua Manuela. Nella sala riunioni della sede della Fiorentina. Una t-shirt bianca e un maglione arancione, il fisico da ragazzo, lo sguardo sulla fede che porta al dito, un bicchiere d'acqua sul tavolo che a un tratto si rovescia e lui va nello sgabuzzino, prende uno straccio e asciuga il pavimento mettendosi in ginocchio. Si deve pur ricominciare, da qualche parte, in qualche modo.

Potremmo partire dalla terra, la sua. Da Orzinuovi, provincia di Brescia.

"Di lì si parte e lì si torna. Dove sono nato e cresciuto, dove vivo ancora nella casa dei miei. Papà è morto che avevo sedici anni, mamma sta con me. A Orzinuovi sono Cesare e basta. C'è la piazza Vittorio Emanuele, una bella piazza con i portici. Manuela l'ho conosciuta là, al bar, una domenica pomeriggio. Giocavo in B con la Cremonese, tornavo dalla partita, avevo voglia di una cioccolata calda. Lei era con una sua amica, ci siamo soltanto guardati, ci siamo piaciuti subito. Il giorno dopo con una scusa sono andato a prenderla a scuola. Avevo diciott'anni, lei non ancora quindici. Non ci siamo più lasciati".

Quando vi siete sposati?

"Nell'82. Ero alla Juve. I miei testimoni sono stati Antonio Cabrini e Domenico Pezzolla, mio compagno a Cremona. Ora fa l'ambulante, vende formaggi".

Mai una crisi, mai un tradimento?

"In trent'anni abbiamo litigato una volta sola, colpa di una racchetta da tennis. Se mi chiede se le ho messo le corna le rispondo di no. Se per tradimento invece intende la mancata condivisione di una scelta e di una idea, allora le dico di sì, che a volte credo di averlo fatto. Nell'educazione dei figli, per esempio. Su questo piano sarò sempre in difetto nei confronti di mia moglie".

Padri e figli: che cosa ha imparato dai suoi genitori?

"Da mio padre il rispetto per chi lavora, spero di averlo fatto mio. Da mia madre la fisicità dell'amore, il non vergognarsi di volere bene. Dimostrarlo con il cuore, la testa, le mani".

E che cos'è l'amore?

"Credo ci siano diversi tipi di amore. Quello per una donna, quello per i figli, quello per gli amici. Ho scoperto che molte persone hanno paura di amare, hanno paura di vivere l'amore. Perché in amore devi dare, devi essere altruista. Forse è più facile non amare. Siamo spesso prigionieri del nostro egoismo".

Che cosa le ha insegnato Manuela?

"Tutto. Ho sempre le tasche vuote, non un soldo. Mai usato il bancomat, i soldi me li dava lei. Qualche giorno fa sono stato costretto a farmi prestare cinquanta euro da un collaboratore della società per fare benzina. Non mi sono ancora abituato... Manuela mi ha insegnato a usare le parole. Mi diceva: Cesare, la cosa più importante è sapere che cosa si vuole. Domandarselo e avere il coraggio di darsi le risposte. Quando sono diventato responsabile del settore giovanile dell'Atalanta mi sembrava di toccare il cielo con un dito. Poi mi offrirono il Lecce. Le dissi: mi piacerebbe provare, ma solo se tu vieni con me. I bambini erano piccoli. Andiamo, mi rispose, ma promettimi che terrai i nostri figli fuori dal mondo del calcio".

A lei che cosa non piace di questo suo mondo?

"L'esasperazione, le polemiche, i processi, l'arroganza, la stupidità, l'oblio. Quando giocavo io ci divertivamo di più, tra compagni di squadra ci si frequentava dopo le partite, gli allenamenti. Mischiavamo le nostre solitudini. Oggi i calciatori lo fanno molto di meno. Questo mondo ha dato lavoro a tanti, ma tanti si prendono troppo sul serio. Eppure fai un mestiere che ti piace, ti danno un sacco di soldi, sei un privilegiato. Vivi una vita che non è normale. Se ho una qualità è quella di saper scegliere i miei abiti mentali. Non posso assumere un modo di essere che non è il mio. Non riesco a fingere, a mordermi la lingua, a mettere su il disco dell'ipocrisia".

Parlavate spesso di politica, lei e sua moglie?

"Poco. Ho votato la sinistra più di una volta, ho avuto ad un certo punto simpatia per il centrodestra. Sono stato un ondivago, come vede. Vorrei una politica liberata dall'ideologia. Non mi chieda di più. Non sono preparato".

Lei è ricco?

"Sto bene, molto bene. Ma la ricchezza non mi interessa. Mi preme la tranquillità economica dei miei figli. Nicolò ha ventitré anni, studia da manager dello sport. Carolina ne ha ventuno, fa lettere all'università e adora la danza. Non voglio diventare ricco. Voglio cercare di vincere qualcosa, questo sì".

Mi hanno raccontato che prima di prendere Capello, la Juventus la voleva come allenatore. Di fronte alla scrivania di Moggi lei sparò una richiesta altissima, Moggi si alzò, le strinse la mano e le disse arrivederci. È vero?

"Sì. Per la Juve avrei firmato in bianco, ma sapevo che non mi avrebbero preso. Chiesi quella cifra per andare a scoprire le loro carte. Non mi presero, come avevo previsto".

Quando si è ammalata Manuela?

"Sette anni fa. Allenavo il Venezia. Un nodulo a un seno. Sembrava routine. Operazione a Brescia. Meno di due anni dopo un problema a un linfonodo. Nuova operazione, parecchie metastasi, chemioterapia. Un disastro".

La Roma per qualche mese, poi le dimissioni. Perché?

"Manuela voleva stare a casa. Facemmo un patto, le dissi che se le cure fossero state invasive sarei stato ogni minuto al suo fianco. Era lei la mia priorità. La sua vita era la mia vita. Tornai a Orzinuovi. Molti si sorpresero, per me invece fu una scelta naturale. Il calcio a volte ha paura della normalità".

C'è stato un momento in cui ha creduto che Manuela si sarebbe salvata?

"Sì, dopo Parigi e un interminabile calvario di terapie chemioterapiche. I medici ci diedero molte speranze. Lei stava meglio. Venimmo a Firenze. Per quasi tre anni le cose sono andate bene. La scorsa primavera la situazione è improvvisamente precipitata, a maggio il tumore ha colpito il fegato. È stato l'inizio della fine. Da allora la lotta è stata soltanto contro il dolore, un dolore devastante, non più contro la malattia".

A chi altri avete chiesto aiuto in questi anni?

"A Dio. Siamo andati a Spello, da frate Elia. Lunghe, dolcissime chiacchierate. Sedute di preghiera. Emozionanti, commoventi. Manuela, io, i due ragazzi. Io ho la fede, l'abitudine alla preghiera. Lei era invece un po' come San Tommaso, ma l'incontro con frate Elia è stato straordinario. L'ha cambiata. Credo che senza di lui la mia Manu sarebbe morta prima".

Ora lei come sta?

"Sto. Quasi tutta la mia famiglia è venuta a Firenze, respiro quando sono con Carolina e Nicolò. Cerchiamo di capire assieme come ricominciare. Mi danno sollievo il campo, i ragazzi, le partite. Da solo mi sento sperduto".

E crede che rimarrà da solo?

"Adesso le posso solo rispondere di sì. Non riesco a immaginarmi con un'altra donna accanto. Penso che una persona che abbiamo tanto amato continui a vivere dentro di noi fino a quando moriremo a nostra volta".

A Firenze la strada principale che conduce allo stadio si chiama Viale dei Mille. Per un lungo tratto a ogni albero è appeso un cartellone dell'Associazione tumori della Toscana. Raffigura Cesare Prandelli sul prato del campo. È in giacca blu e cardigan viola. Non sorride. Con il braccio destro saluta i tifosi della curva Fiesole. È il suo modo di dire grazie.

DARIO CRESTO-DINA

FONTE LA REPUBBLICA

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Ospite il_giova

Formazione per stasera contro il livorno:

Fiorentina (4-3-3): Frey; Ujfalusi, Dainelli, Gamberini, Pasqual; Kuzmanovic, Liverani, Donadel; Semioli, Pazzini, Osvaldo.

A disp. Avramov, Da Costa, Gobbi, Jorgensen, Montolivo, Papa Waigo, Cacia. All. Prandelli

Ci sentiamo alla fine della partita......

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Ospite il_giova

fine primo tempo....c'è stato un intervento di pasquale da dietro su semioli veramente vergognoso ed ancora più vergognosa la sola ammonizione dell'arbitro....semioli è dovuto uscire...

non tollero più questi arbitri assurdi........

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