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Essere o apparire?


sandra

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Ah, essere o apparire, questo il dilemma! Siamo ciò che appariamo, o appariamo ciò che siamo? O entrambi?

Come disse Woody Allen, "ho un solo rimpianto nella vita, di non essere qualcun altro."

You like your Macintosh better than me. Don't you Dan? Dan, can you hear me Dan?

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Penso che sia fondamentale essere se stessi...e poi alla fin fine la realtà viene sempre fuori, perchè atteggiarsi a qualcosa che non siamo?

OK ragazzi, sono il nuovo Playboy di Montecarlo...

Hai ragione, se tenti di essere quello che non sei il palco crolla...bisogna essere se stessi e gli altri devono accettarci per quello che siamo (con qualche piccolo accorgimento quando si comincia a stare insieme) :)

Saluti, Francesco

...siamo tutti polvere di stelle...

http://endeavour88.altervista.org

http://www.youtube.com/user/Endeavour88

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Anni fa ho studiato danza con un ballerino e coreografo meraviglioso, Grant McDaniel.

E' una persona dalla quale ho imparato moltissimo, e non sto parlando di mera tecnica.

Una tra le molte cose che mi disse fu: "Se vuoi diventare una ballerina, tu devi essere una ballerina sempre. Non solo quando vieni in studio. Anche se tu vieni tanto in studio, sarà sempre troppo poco. Tu devi essere ballerina sempre, quando ti alzi, quando vai a fare la spesa e quando vai a dormire."

Certo non intendeva dirmi di danzare ovunque, ma di mantenere il più possibile l'attenzione sul mio corpo e sul modo di muovermi in modo da "sentirlo" e conoscerlo.

Questo aneddoto secondo me é una metafora che mostra come non ci può essere scissione tra essere e apparire, sono semplicemente due risvolti di ciò che siamo, che ci tornano utili in un ambito di logica aristotelica ma che non hanno a che fare con la realtà ultima delle cose.

E' come voler separare forma e sostanza. L'una senza l'altra non esiste.

Intanto ciao Sabine e piacere di averti conosciuto in questo frangente...

sono rientrata ora da 4 gg di vacanza..e sai...

mi piace tantissimo ciò che ti ha detto McDaniel, si vede che è un maestro e non solo di danza ma anche di pensiero.

Spero di rilegggere qualcosa di tuo, sopratutto della tua idea di "ballerinasempre"!

ciao!

:sediata: sandra

ps. anche io in Friuli...:devil:

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che bello, tutti MacFurlans!!! :devil:

complimenti al tuo maestro :sediata:

Saluti, Francesco

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Intanto ciao Sabine e piacere di averti conosciuto in questo frangente...

sono rientrata ora da 4 gg di vacanza..e sai...

mi piace tantissimo ciò che ti ha detto McDaniel, si vede che è un maestro e non solo di danza ma anche di pensiero.

Spero di rilegggere qualcosa di tuo, sopratutto della tua idea di "ballerinasempre"!

ciao!

:fiorellino: sandra

ps. anche io in Friuli...:angioletto:

Ciao Sandra, grazie :ciao: Anch'io sono appena ritornata da qualche giorno in montagna...

A volte nella vita capita la grande fortuna di incontrare dei veri Maestri e persino di riconoscerli! :rolleyes:

Per restare in argomento, posso aggiungere che una delle cose che ripeteva più frequentemente era "Just do it!".

Fallo e basta, senza tante pare mentali, perché senza la pratica non si arriva da nessuna parte. :saltella:

che bello, tutti MacFurlans!!! :ciao:

complimenti al tuo maestro :libro:

MacFurlans a chi??? :P Non lo sai del campanilismo fra Trieste e Udine? :DD

Curiosity kills the cat but nothing can kill curiosity...

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Ciao Sandra, grazie :bubble: Anch'io sono appena ritornata da qualche giorno in montagna...

A volte nella vita capita la grande fortuna di incontrare dei veri Maestri e persino di riconoscerli! :saltella:

Per restare in argomento, posso aggiungere che una delle cose che ripeteva più frequentemente era "Just do it!".

Fallo e basta, senza tante pare mentali, perché senza la pratica non si arriva da nessuna parte. :saltella:

MacFurlans a chi??? :saltella: Non lo sai del campanilismo fra Trieste e Udine? :saltella:

E' per quello che l'ho scritto!! :ciao: preferivi MacVeneziaGiulia??? :saltella: scherzo..ciao ciao

Saluti, Francesco

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Argomenti di un certo spessore...

Essere è la risposta che ad un primo momento mi sovviene. Ma di una donna, sinceramente, guardo prima come appare. Si desidera ciò che si vede, per avere un primo contatto. Poi arriva la conoscenza della persona e del suo essere, della sua identità, unica ed irripetibile. Non è facile poi essere se stessi in ogni momento o frangente di vita. Si cerca di uniformarsi e di essere accettati, e forse è dalla paura dell'esclusione che neghiamo la nostra identità, il nostro essere "eccentrici". Alla fine prevale in me l'essere, perchè è con questo stato della persona/e accanto che voglio confrontarmi, con cui posso saziare la mia sete. Ma è oltremodo difficile trovare persone con le quali si può raggiungere questo stadio, anche perchè si rimane nudi di fronte all'altro, e si rischia come ho detto il rifiuto e la catalogazione....

:ghghgh:

ciao

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Io cerco di apparire per ciò che sono a chi c'è e non appare... non è uno scioglilingua ... ma è la pura realtà ... l'apparenza inganna e la realtà sconvolge , sempre ... :si può nasconderla o renderla più piacevole, ma traspare sempre ... ed in fondo si è, si appare, e viceversa, ma che importa ... tanto esce fuori comunque ... quale migliore apparenza di se stessi, non trovate? .

Anche se la proteggi, o la stravolgi come il rovescio di una maglietta è sempre lì e si mostra spudoratamente .... agli occhi di chi non si accontenta e va a vedere l'etichetta ... :cry:

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Secondo me invece l'analisi andrebbe fatta comunque molto in profondità, su se stessi.

Diciamo che a molti piacerebbe essere, ma forse tutti o quasi hanno l'esigenze di apparire.

D'altronde basta chiedersi il perché dello specchio nel bagno. Se non ci fosse la benché minima idea di apparire non esisterebbe. Vestirsi per la discoteca, per un matrimonio (il proprio compreso), mostrarsi conformi, oppure alternativi, oppure trendy. Difficile vedere una persona che ha bisogno di un paio di pantaloni, di qualche maglia ecc, farsela portare da chicchessia senza porsi il problema estetico....(ci dovrà piacere, ma quel ci dovrà sarà sempre in relazione a come ci starà addosso!)..

Ma gli esempi si sprecano davvero, sono tantissimi.

Anche se magari alcuni possono sembrare estremi come concetti. Si può convenire che tutti abbiamo una minima esigenza di apparire. Così come tutti abbiamo una minima necessità di essere. Poi le due cose, nella vita, si mescolano, si intercambiano, si fondono e così via.

Probabilmente, con la saggezza, si raggiunge un momento dove non si ha più l'esigenza di apparire, ma contestualmente neanche di essere, poiché la stessa esigenza di essere è dentro un mondo egoico di illusioni.

Quindi, alla fine si è....e quel si è, agli occhi degli altri apparirà di nuovo come apparire in taluni momenti, essere in altri, e così via. Per chi, invece, "é"...nulla di tutto ciò, probabilmente, avrebbe senso :cry:

IMHO

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essere... essere... fortissimamente essere... l'apparire lo lascio agli sgattonotti under 20 ;)

eh .....già a vent anni era tutto diverso....:( ma cmq ho sempre cercato di farmi conoscere per quella che sono ..certo dipendeva dai momenti e soprattutto dall età...:bubble:

ehi sono ancora under 20...e preferisco ESSERE!

:ciao:

Argomenti di un certo spessore...

Essere è la risposta che ad un primo momento mi sovviene. Ma di una donna, sinceramente, guardo prima come appare. Si desidera ciò che si vede, per avere un primo contatto. Poi arriva la conoscenza della persona e del suo essere, della sua identità, unica ed irripetibile. Non è facile poi essere se stessi in ogni momento o frangente di vita. Si cerca di uniformarsi e di essere accettati, e forse è dalla paura dell'esclusione che neghiamo la nostra identità, il nostro essere "eccentrici". Alla fine prevale in me l'essere, perchè è con questo stato della persona/e accanto che voglio confrontarmi, con cui posso saziare la mia sete. Ma è oltremodo difficile trovare persone con le quali si può raggiungere questo stadio, anche perchè si rimane nudi di fronte all'altro, e si rischia come ho detto il rifiuto e la catalogazione....

:ciao:

ciao

e sull ultima frase aggiungerei..e se si riesce a mostrarsi veramente come si è.. e ha farsi voler bene per questo si è davvero fortunati..nei sentimenti VERI questo è importantissimo..

Io cerco di apparire per ciò che sono a chi c'è e non appare... non è uno scioglilingua ... ma è la pura realtà ... l'apparenza inganna e la realtà sconvolge , sempre ... :si può nasconderla o renderla più piacevole, ma traspare sempre ... ed in fondo si è, si appare, e viceversa, ma che importa ... tanto esce fuori comunque ... quale migliore apparenza di se stessi, non trovate? .

Anche se la proteggi, o la stravolgi come il rovescio di una maglietta è sempre lì e si mostra spudoratamente .... agli occhi di chi non si accontenta e va a vedere l'etichetta ... :baby:

...vedere l etichetta...non guardare solo alle apparenze....bel modo di dire...:mazzodifiori::fiorellino::bubble:

Perche' sbattersi tanto se essere o apparire?

Io mi comporto normalmente in modo naturale ovunque mi trovi senza pormi tanti quesiti.

Fa sentire meglio anche ti ti sta intorno..

:baby::ciao: è molto vero anche questo, infatti quando mi conoscono le persone di solito, le persone a me più care mi riferiscono che...,..che potrei aprire uno "sportello i consigli di sandra"..:bubble:.perchè cerco di essere me stessa difetti e pregi e aprirmi il più possibile e forse questo si percepisce...:ciao:

quindi niente veline in questo post ....:(

perchè no,..anche le veline probabilmente hanno un anima è che per lavoro devono mostrarsi!:baby:

Secondo me invece l'analisi andrebbe fatta comunque molto in profondità, su se stessi.

Diciamo che a molti piacerebbe essere, ma forse tutti o quasi hanno l'esigenze di apparire.

D'altronde basta chiedersi il perché dello specchio nel bagno. Se non ci fosse la benché minima idea di apparire non esisterebbe. Vestirsi per la discoteca, per un matrimonio (il proprio compreso), mostrarsi conformi, oppure alternativi, oppure trendy. Difficile vedere una persona che ha bisogno di un paio di pantaloni, di qualche maglia ecc, farsela portare da chicchessia senza porsi il problema estetico....(ci dovrà piacere, ma quel ci dovrà sarà sempre in relazione a come ci starà addosso!)..

Ma gli esempi si sprecano davvero, sono tantissimi.

Anche se magari alcuni possono sembrare estremi come concetti. Si può convenire che tutti abbiamo una minima esigenza di apparire. Così come tutti abbiamo una minima necessità di essere. Poi le due cose, nella vita, si mescolano, si intercambiano, si fondono e così via.

Probabilmente, con la saggezza, si raggiunge un momento dove non si ha più l'esigenza di apparire, ma contestualmente neanche di essere, poiché la stessa esigenza di essere è dentro un mondo egoico di illusioni.

Quindi, alla fine si è....e quel si è, agli occhi degli altri apparirà di nuovo come apparire in taluni momenti, essere in altri, e così via. Per chi, invece, "é"...nulla di tutto ciò, probabilmente, avrebbe senso :ciao:

IMHO

..ma guardarsi allo specchio non vuole dire per forza essere solo essere vanitosi ma avere rispetto per la propria persona e per gli altri...:mad::ciao:

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..ma guardarsi allo specchio non vuole dire per forza solo essere vanitosi ma avere rispetto per la propria persona e per gli altri...:bubble::mazzodifiori:

Non ho mica dato un giudizio di valore sulla vanità. Forse l'hai interpretato così dovuto all'atto del dare un valore/giudizio all'apparire. Il mio discorso andava ben più lontano.

Riprendo la tua domanda

....una domanda semplice ma mi chiedevo se è davvero così importante come sembra al giorno d oggi l apparire...? o l essere è alla fine la cosa più importante...
Quindi sull'importanza dell'apparire, lo specchio c'entra eccome. Non è una questione di rispetto (c'è chi può girarla così), ma una questione di controllo sociale basato sull'apparenza, o di manipolazione della seduzione attraverso l'apparenza, esigenza di apparire, ecc.

L'essere è tanto bello da dire, è facile, ma essere davvero non è poi una cosa così semplice come potrebbe "apparire".

Le persone sono un mix di essere ed apparire. Preferisco, in effetti, dopo aver riflettuto un po', l'idea del mix indissolubile di entrambi.

Io non credo che guardarsi allo specchio sia una sola questione di vanità, ma una questione molto più complessa che avevo studiato troppi anni addietro in sociologia per ricordarmene alcuni cardini. Apparire diventa un'esigenza sociale di cui tutti ne siamo coinvolti. Forse solo i geni, i super eccentrici, i barboni restano fuori da questa categoria.

Se quindi per te guardarsi allo specchio rappresenta una forma di rispetto per se stessi e per gli altri, ne converrai quindi che l'apparire diventa un elemento importante. Da questo punto di vista quindi, l'essere sarà per forza, nel tuo caso, conpermeato all'apparire. Giustificandone quindi l'esistenza e la sua ricerca.

A mio avviso, invece, l'apparire è spesso un obbligo che poi giustifichiamo o peggio ne diventiamo schiavi senza saperlo. L'essere invece è una ricerca continua che quasi gioco-forza ci porterà in contrasto con l'apparire.

Te lo dice poi uno che in quanto ad apparire sta prendendo una brutta piega :bubble:

Sto diventando come Einstein da un punto di vista dei vestiti....aveva X completi tutti uguali così non doveva pensare a come vestirsi :(:ciao:

In ogni caso, essere, è una dura battaglia con se stessi...assolutamente unica fonte di evoluzione dell'essere umano...ed ovviamente una gestione delle relazioni completamente distinta dalle consuete abitudini sociali.

:bubble:

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Non ho mica dato un giudizio di valore sulla vanità. Forse l'hai interpretato così dovuto all'atto del dare un valore/giudizio all'apparire. Il mio discorso andava ben più lontano.

Riprendo la tua domanda

Quindi sull'importanza dell'apparire, lo specchio c'entra eccome. Non è una questione di rispetto (c'è chi può girarla così), ma una questione di controllo sociale basato sull'apparenza, o di manipolazione della seduzione attraverso l'apparenza, esigenza di apparire, ecc.

L'essere è tanto bello da dire, è facile, ma essere davvero non è poi una cosa così semplice come potrebbe "apparire".

Le persone sono un mix di essere ed apparire. Preferisco, in effetti, dopo aver riflettuto un po', l'idea del mix indissolubile di entrambi.

Io non credo che guardarsi allo specchio sia una sola questione di vanità, ma una questione molto più complessa che avevo studiato troppi anni addietro in sociologia per ricordarmene alcuni cardini. Apparire diventa un'esigenza sociale di cui tutti ne siamo coinvolti. Forse solo i geni, i super eccentrici, i barboni restano fuori da questa categoria.

Se quindi per te guardarsi allo specchio rappresenta una forma di rispetto per se stessi e per gli altri, ne converrai quindi che l'apparire diventa un elemento importante. Da questo punto di vista quindi, l'essere sarà per forza, nel tuo caso, conpermeato all'apparire. Giustificandone quindi l'esistenza e la sua ricerca.

A mio avviso, invece, l'apparire è spesso un obbligo che poi giustifichiamo o peggio ne diventiamo schiavi senza saperlo. L'essere invece è una ricerca continua che quasi gioco-forza ci porterà in contrasto con l'apparire.

Te lo dice poi uno che in quanto ad apparire sta prendendo una brutta piega :D

Sto diventando come Einstein da un punto di vista dei vestiti....aveva X completi tutti uguali così non doveva pensare a come vestirsi :D :D

In ogni caso, essere, è una dura battaglia con se stessi...assolutamente unica fonte di evoluzione dell'essere umano...ed ovviamente una gestione delle relazioni completamente distinta dalle consuete abitudini sociali.

:ciao:

...apperò....tipo hai un armadio come richard gere in American Gigolò..tutte camice bianche uguali giacche uguali e pantaloni uguali....:ghghgh: daiiiii...si fa per sdrammatizzare...però è carino che tu lo abbia detto, anche con queste poche informazioni ci si conosce di più..a parte che tu scrivi davvero bene e molto..ma scusa l invadenza che fai nella vita tu?.....

:fiorellino:

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Heheheheehe,

Bel film comunque.

Comunque si, molte magliette bianche, facili da lavare e da stirare e senza tante scritte pubblicitarie, sessuali, o simboliche che vanno tanto di moda ma che "appaiono" spesso creando dei messaggi collettivi di cui raramente ne siamo consapevoli. L'apparenza è un demonio/amico molto sottile :fiorellino: Specchio delle mie brame...

Però, va a periodi, con l'apparenza si gioca. A suo tempo mia madre o le mie amiche mi chiedevano spesso consigli su come si agghindavano perché sapevano che ero molto critico e meticoloso nei dettagli. Giocare non fa male a nessuno, e bisogna comunque dare del cibo all'ego. L'importante è essere consapevoli del gioco e non esserne vittime. Ma per saperlo, bisogna non aver paura di guardare le proprie debolezze "dell'essere" :ciao:

La mia vita è meno interessante dell'argomento del topic...anche perché, prediligendo la ricerca dell'essere, tutto il resto diventa un dettaglio superfluo, seppur tangibile :D

:ghghgh:

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Heheheheehe,

Bel film comunque.

Comunque si, molte magliette bianche, facili da lavare e da stirare e senza tante scritte pubblicitarie, sessuali, o simboliche che vanno tanto di moda ma che "appaiono" spesso creando dei messaggi collettivi di cui raramente ne siamo consapevoli. L'apparenza è un demonio/amico molto sottile :fiorellino: Specchio delle mie brame...

Però, va a periodi, con l'apparenza si gioca. A suo tempo mia madre o le mie amiche mi chiedevano spesso consigli su come si agghindavano perché sapevano che ero molto critico e meticoloso nei dettagli. Giocare non fa male a nessuno, e bisogna comunque dare del cibo all'ego. L'importante è essere consapevoli del gioco e non esserne vittime. Ma per saperlo, bisogna non aver paura di guardare le proprie debolezze "dell'essere" :D

La mia vita è meno interessante dell'argomento del topic...anche perché, prediligendo la ricerca dell'essere, tutto il resto diventa un dettaglio superfluo, seppur tangibile :D

:ciao:

bravo...sai destreggiarti molto bene con le parole e hai eluso la domanda...va beh rispetto la tua privacy!!....:ghghgh:

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Mi trovo molto d'accordo con gli interventi di Xion, ma vorrei aggiungere una cosa, perché ho l'impressione che nel discutere di questa dicotomia si stia generalizzando un po' troppo.

Credo che, tranne nei casi di isolamento sociale, (per genio, per follia, per scelta, per...?), ciascuno di noi svolge un ruolo diverso a seconda del momento della vita, e spesso anche della giornata. In un contesto sociale é difficile poter essere sempre se stessi al 100%, perché le persone che incontriamo "vedono" e prendono di noi soltanto una parte. Se ho bisogno di un poliziotto o di un infermiere, ne cerco uno con la divisa adatta che segnali quel ruolo, quale personalità abbia può essere molto secondario, in funzione del "bisogno" che ho di lui in quel momento Ma anche in altre professioni spesso cerchiamo di "apparire" in modo da valorizzare la parte di noi che "gioca" in quel momento il ruolo cruciale.

Una volta scherzando con una mia amica, avevamo diviso il mondo in due: quello di chi si veste come gli capita durante la settimana e nel week end veste "bene" e quello di chi si veste "bene" durante tutta la settimana e nel week end si veste come gli va.

E' forse una banalizzazione, ma credo che ci sia un fondo di verità nel pensare che é all'interno degli spazi di relazione privata che possiamo meglio coniugare ed esprimere ciò che siamo nel modo di presentarci.

Sto diventando come Einstein da un punto di vista dei vestiti....aveva X completi tutti uguali così non doveva pensare a come vestirsi

Non lo sapevo! Ma per un periodo ho fatto anche io così: se in un negozio trovavo un camicia che mi piaceva, ne compravo 3 uguali, per pratiicità! :ghghgh:

:fiorellino:

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Non credo che faccia differenza lo spazio privato dallo spazio pubblico. Nonostante una leggera illusione lo possa far sospettare. Certo, può essere un rifugio, una caverna, un modo per riprendere il fiato. Ma in ogni caso si sarà sempre confrontati alle dinamiche precedenti nel momento in cui queste dinamiche esigeranno delle risposte.

Io sto teorizzando che "l'essere" non esiste e che "l'apparire" sia un'illusione collettiva.

La più grande paura dell'ego, o dell'io, o di ciò che si vuole mettere al posto di quelle parole, è proprio quella di perdere la sua identità. Poiché, persa quella, la goccia si trasformerebbe in mare. Certo, diventerebbe mare, ma non sarebbe più goccia. Enterna lotta mente/spirito.

Da qui le nuove tendenze ad inglobare ed ad educare la goccia all'interno del mare, e quindi non più come un ostacolo alla sua crescita.

Riprendendo l'esempio tra il poliziotto, ecc, ecc. Merton (giusto per ricordare un nome, ogni tanto me ne ricordo qualcuno ma capita raramente) diceva che noi giochiamo molteplici ruoli, ed in più, questi cambiano a seconda delle persone di volta in volta presenti.

Quello che, ad esempio, mi balzo un giorno alla mente, fu che magari l'essere non esiste. E' una stessa creazione delle mente per darci l'illusione della nostra individualità.

In ogni caso, è molto complesso. Poiché noi, a seconda della persona che avremo di fronte, reagiremo in modo diverso, modificando il nostro comportamento. Ma non lo facciamo neanche apposta, semplicemente accade poiché siamo dei magneti ricchi di combinazioni che si incastrano perfettamente con le mille combinazioni degli altri.

Quindi, la nostra personalità, al contrario di ciò che si potrebbe credere, è derivata da tutte le interazioni che esistono con tutte le persone che incontriamo. Ossia, ci rendiamo conto di essa soltanto grazie al fatto che esistano gli altri, e soltanto grazie al fatto che interagiamo con gli altri. Anche se stessimo da soli per un po', irrimediabilmente si scoprirebbero le carte al momento dell'interazione.

A questo punto ne viene, per alcuni, che forse dietro a tutte le sfaccettature della personalità ci sia l'essere. Gli stoici greci, così come i samana indiani, pensavano che con l'assenza e la privazione di ogni emozione, di ogni passione ed attaccamento materiali, con l'isolamento, con l'assenza del dolore, si potesse arrivare al vero io. Si sbagliarono!

Ancora la verità la stiamo cercando :ghghgh:

Non avevo risposto alla domanda? Ah! Questo Essere Sfuggevole! :fiorellino:

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  • 2 mesi dopo...
Quello che, ad esempio, mi balzo un giorno alla mente, fu che magari l'essere non esiste. E' una stessa creazione delle mente per darci l'illusione della nostra individualità.

(cut)

Quindi, la nostra personalità, al contrario di ciò che si potrebbe credere, è derivata da tutte le interazioni che esistono con tutte le persone che incontriamo. Ossia, ci rendiamo conto di essa soltanto grazie al fatto che esistano gli altri, e soltanto grazie al fatto che interagiamo con gli altri. Anche se stessimo da soli per un po', irrimediabilmente si scoprirebbero le carte al momento dell'interazione.

(cut)

questo è verosimile

ogniqualvolta mi sono ritrovata a dover valutare il diverso peso che davo alle situazioni

la prima spiegazione logica che trovavo era la differente famiglia

poi con gli anni si sono aggiunti studi e amicizie ma alla fin fine molte cose si spiegavano facilmente con le diverse aspirazioni ed atteggiamenti che i famigliari avevano esercitato

poi logicamente si hanno caratteri differenti e andando avanti sempre più cose sfuggono all'influenza della famiglia ma cmq un'impronta rimane

e quindi mi chiedo ''saremmo noi come ci conosciamo anche se avessimo origini differenti?''

sinceramente ne dubito

dunque la nostra personalità è un sottoprodotto? :shock:

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Ci sto ancora lavorando su ;)

La prima cosa essenziale è scoprirla, poiché sono centinaia le cose nascoste dentro la nostra personalità, per cui la comprensione di essa diventa essenziale. Dopodiché, si può cominciare ad usarla e non ad esserne sottomessi, come se fosse uno strumento che noi stessi abbiamo creato a priori (così come le capacità di un supereroe) e che dobbiamo imparare ad utilizzare al meglio, ed ovviamente ad accettare, punti di forza e di debolezza :ciao::)

Poi ci sono dei blocchi e degli ostacoli da scovare e da scoprire, ecco che distrutto o vinto un ostacolo ci aprirà una porta in un nuovo passaggio che si modificherà i punti di partenza per aprirci altri superpoteri...e così via :ghghgh:

:ghghgh:

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Io per ora sto "dalla parte dell'essere"... anche se in amore e in qualche altro campo non ha successo. Vuoi perchè sono introverso al massimo...vuoi per mille altri motivi.

Però l'età avanza...e pian piano sono sempre più tentato di cedere "al lato oscuro"...ossia apparire diverso da quello che sono. Non è una bella cosa da fare...però sembra avere successo... :-/

iMac 24" 2.8 Ghz + Mac Mini 1.42 Ghz S.D. + Mac Book Alu 2.4 Ghz + Cinema 20"

iPod Touch 16 Gb + iPod Video 30 Gb Black + iPod Nano 1 Gb White + Shure E2c

Switch day: 25/12/2005

Codice Wii: 7388 6255 4204 1465

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La tentazione è normale, per questo che Lucifero era in realtà il quarto Arcangelo, il portatore di Luce, poiché attraverso la vittoria della tentazione si aprivano le porte della conoscenza.

Come tu hai scritto, "sembra" avere successo, ma è un successo fittizio che si paga caro dal punto di vista spirituale. Alla fine dei tuoi giorni sarai un ebete che avrà avuto tante tacche nella cintura ma che si polverizzeranno come qualsiasi cosa di materiale che ti sarà passata attorno.

La tua essenza invece non si polverizzera, e se avrai trovato il giusto cammino te ne renderai conto da solo.

L'esigenza di apparire è normale poichè attraverso l'attrarre l'altro, il nostro ego diventa più forte, poichè si sente più bello. Specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? Questo inorgoglimento dell'ego lo pagherai ancora più caro poichè il tuo ego farà sempre più pressione sul tuo spirito per prenderne totalmente il controllo. In più, siccome modificare l'essere per apparire vuol dire mentire, sia a se stesso che all'altro, sarà obbligatorio mantenere il "controllo" sull'altro, per possederlo e per evitare di perderlo, altrimento lo vivremmo come una perdita della nostra autostima, poiché non "attiriamo" più, e di colpo ci ritroveremmo dalle stelle alle stalle (a volte anche per lungo tempo). Condizione che vive chi non ha consapevolezza di sé.

Il cammino dell'essere è molto più impegnativo ma molto più gratificante, poichè ciò che si riceve in cambio è la comprensione, la consapevolezza di sé e di ciò che si ha attorno e ancor di più, l'amore...certamente, vuol dire vivere su diversi piani di coscienza, ed interagire con dinamiche leggermente diverse da ciò a cui si è abituati...il problema sarà solo il tuo periodo di transizione, quando ancora non sarai convinto da che parte stare, ma una volta che avrai compreso la scelta, le tue azioni diventeranno senz'altro più chiare e ti farai ben altre domande :cry:

:shock:

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Il problema è che so da che parte stare. Però non si ottengono risultati...o almeno io non son in grado di ottenerli. Che si fa? :cry:

Si resta così in attesa di un miracolo (e io non credo ai miracoli)...oppure si cerca di cambiare?

Poi io non sono un religioso...quindi non faccio caso alla parte spirituale delle mie azioni. Nel senso che rendo conto solo a me stesso e non ad altri :shock:

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