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religione sì, filosofia no ?!?


annalitamac

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io sono convinto che una buona educazione passi anche attraverso una buona educazione alla religione. I bambini di certo non possono PROFESSARE una fede, ma possono ricevere strumenti idonei per potere, in futuro, fare una scelta autonoma. Che poi ci siano educator che tendono al lavaggio del cervello, e' un altro paio di maniche, i genitori servono anche a garantire che il figlio riceva adeguata ed imparziale preparazione.

All'inizio qualsiasi scelta che un genitore fa' nell'indirizzare il figlio puo' essere letta come una "preclusione" ad altre alternative... anche il mangiare od il non mangiare vegetariano, anche il riposare la domenica... ma, per genitori responsabili, sono solo strumenti offerti, non un "fine".

Diciamo che in parte su questo sono d'accordo con te, però applicherei, dal canto mio, un metodo diverso per dare i giusti strumenti in ambito di spiritualità a mio figlio.

Mi spiego in maniera più pratica: se mai avrò un figlio, alla fatidica domanda "cos'è Dio?" (non ho intenzione di mettermi a fargli "storia delle religioni" a 3 anni) inizierò un percorso per tentare di spiegargli cosa intendono per "Dio" gli uomini, e cercherò anche di illustrargli tutte le varie incarnazioni di Dio esistenti, oltre che altre forme di spiritualità, come il buddhismo, che prescindono dalla presenza di una divinità. Ovviamente non tralascerò di dargli nozioni di ateismo e di agnosticismo. Insomma, tenterò di dargli un quadro complessivo il più possibile chiaro. Poi gli lascerò fare il suo cammino, che diventi cristiano cattolico, evangelista, buddhista o quel che vuole. Basta che non mi diventi di Scientology (credo che tralascerò quel capitolo della "fede" :ghghgh:) o integralista, di qualsiasi religione si tratti :cry:

Non voglio partire subito col farlo essere cristiano cattolico solo perchè è una tradizione di famiglia. Oltretutto sarebbe ipocrita da parte mia, dato che non sono cattolica. :ghghgh:

EDIT: aggiungo una cosa che mi sono dimenticata di scrivere prima.

Secondo me è vagamente ipocrita dire "Ok, sei nato in una famiglia cattolica quindi in partenza tu sei cattolico [perchè battezzato ecc ecc]. Poi però vedrò di spiegarti anche le altre forme in cui gli uomini vedono Dio e la spiritualità, e potrai scegliere te". A quel punto il bambino è autorizzato a chiedere "Ma allora scusa, perchè farmi partire da cattolico? Non si faceva prima, e in maniera meno confusa, dirmi di scegliere fin dall'inizio?". Se poi decidesse, che ne so, di diventare induista, dovrebbe comunque fare un processo di decostruzione delle impalcature mentali che il suo essere in partenza cattolico gli hanno dato.

Veni. Vidi. Vicious.

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su questo punto sono più ottimista di te

secondo me se un bambino è portatore sano di spirito

ha pure una sua spiritualità

casomai non la considera tale ma ce l'ha

:ghghgh:

Mi sono espresso male e non e' facile trovare i termini giusti. Penso di potermi affiancare alla tua definizione dicendo che un bambino ha una sua spiritualita' ma non ne e' conscio.

Purtroppo il bambino potrebbe essere influenzato anche al lasciar morire tale interesse e tale ricerca se non stimolato in modo opportuno.

Come la maggior parte delle altre cose intorno a cui gli uomini si eccitano, quali la salute e la malattia, la vecchiaia e la giovinezza, oppure la guerra e la pace, dal punto di vista della vita spirituale e' soltanto materia prima. (Berlicche)

"Le parole condizionano la lettura dei fatti" (R.Saviano)

Vieni a trovarci nella "PICCOLA ACCADEMIA DI ITALIAMAC! --> LINK

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Purtroppo il bambino potrebbe essere influenzato anche al lasciar morire tale interesse e tale ricerca se non stimolato in modo opportuno.

Come tutte le cose, no leone?

Anche gli adulti se si disinteressano, lasciano cadere.

Con il fatto della spiritualità mi trovo d'accordo ma è un atteggiamento da prendere molto con le pinze.

Io ad esempio mi troverei meglio a vedere (ricordo a tutti che non sono papà, quindi la dice lunga, un domani poi con un figlio da crescere è facile che la pensi diversamente) l'educazione di mio figlio in primis con mezzi oggettivi.

La religione, come si è ampiamente discusso altrove non è e non deve essere oggettiva.

Spiego i Mezzi oggettivi: preferisco iniziarlo a vedere le cose come sono, cominciare dal materiale con un pizzico di essenza religiosa.

Mi ricordo che davvero da piccolissimo pensavo a cosa ci fosse prima del big bang e fantasticavo le giornate intere. E le risposte di mio padre sono state "ci si sfasciano la testa gli scienziati ogni giorno per scoprirlo".

Cognitivamente per un bambino è molto più complesso e stimolante (a mio avviso) avere una risposta che lascia uno spiraglio di dubbio piuttosto che "è stato X o Y".

E non voglio dire che un'educazione religiosa porti a un'atrofia mentale!!!

Voglio dire che crescendo un figlio con il beneficio del dubbio è possibile che si pianti in esso il seme della curiosità che un domani, perchè no, potrebbe anche farlo diventare prete, benvenga!

Io penso che un bambino non sia un libro da scrivere un piccolo coso da impostare o una nave da fargli prendere una rotta. Quanto più un terreno da coltivare. Gli pianti i semini e sarà lui a costruirsi la sua fertilità. Poi i semi col vento arrivano da ovunque: alcuni trovano un terreno adatto, altri non germoglieranno mai.

Ma, ripeto, cognitivamente il bambino DEVE essere stimolato e con meno "schemi" possibile.

Ovviamente tutto e rigorosamente IMHO!!

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Cognitivamente per un bambino è molto più complesso e stimolante (a mio avviso) avere una risposta che lascia uno spiraglio di dubbio piuttosto che "è stato X o Y".

E non voglio dire che un'educazione religiosa porti a un'atrofia mentale!!!

Voglio dire che crescendo un figlio con il beneficio del dubbio è possibile che si pianti in esso il seme della curiosità che un domani, perchè no, potrebbe anche farlo diventare prete, benvenga!

Io penso che un bambino non sia un libro da scrivere un piccolo coso da impostare o una nave da fargli prendere una rotta. Quanto più un terreno da coltivare. Gli pianti i semini e sarà lui a costruirsi la sua fertilità. Poi i semi col vento arrivano da ovunque: alcuni trovano un terreno adatto, altri non germoglieranno mai.

Ma, ripeto, cognitivamente il bambino DEVE essere stimolato e con meno "schemi" possibile.

Ovviamente tutto e rigorosamente IMHO!!

Pensiamo più o meno le stesse cose.

Io penso che un bambino piccolo abbia bisogno di sicurezze. Tradotto in termini spiccioli deve sapere cosa succede se fa una cosa o un'altra. A livello pedagogico vuol dire che non c'è nulla di peggiore che paventare una punizione o promettere un premio senza esperire l'atto in caso si siano verificate le condizioni.

I bambini piccoli hanno bisogno di regole, di limiti e di cose certe. Questo da loro sicurezza, e quando si sentono sicuri sanno che possono muoversi ed iniziare ad esplorare.

Poi, con la crescita possono essere introdotti i distinguo.

La settimana scorsa dopo catechismo mia figlia mi ha fatto la stessa domanda sulla quale tu fantasticavi da piccolo (e chi non lo ha fatto?), e la risposta è stata la stessa:

"ci si sfasciano la testa gli scienziati ogni giorno per scoprirlo".

Forse è una risposta da cattolico tiepido, ma come è stato per me che ad un certo punto ho dovuto affrontare la questione e prendere una posizione, così credo sarà per lei.

Il paragone con un terreno è molto calzante. Io vedo i figli più come piante, ma è una visione che non si discosta molto dalla tua.

Ed è questo tipo di visione che dovrebbe, a mio avviso, rendere maggiormente responsabili i genitori verso i figli.

Io credo che il mio ruolo di genitore sia quello di capire che pianta ho davanti. Concimare, potare, proteggere o esporre. Ma sarebbe da stupidi pretendere che a un pino spuntino i limoni.

E' che i frutti, qualsiasi essi saranno, li dovrà portare lei.

Riguardo agli schemi, non mi trovi per nulla d'accordo. E ritengo pure una contraddizione in termini parlare di meno schemi possibili.

Come ho detto in partenza, i bambini piccoli hanno bisogno di schemi.

Generalizzando, tutti hanno bisogno di schemi all'inizio.

Faccio un parallelo con l'arte.

Io ad un Picasso, un Dalì, un Kandinsky posso credere. Cioè, davanti ad un quadro del periodo cubista o ad un astratto sono convinto che Picasso o Kandinsky sapessero esattamente cosa volessero dire, quali schemi volessero rompere.

Ma chi non ha schemi come può muoversi?

Come posso credere a uno che sporca tele per esprimere il disagio esistenziale?

Ritengo che questa mentalità sia tipica del segno dei tempi. Si parla di libertà ma si vuole volgarizzare.

ecce sto ad ostium et pulso

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