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vi consiglio un libro: Il tarlo ippopotamo e altri racconti a miccia corta


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Apro questa discussione per consigliarvi un libro che ho letto in un fiato in questi giorni:

“Il tarlo ippopotamo e altri racconti a miccia corta†è una raccolta di sei racconti, accompagnati da diciannove bellissime, illustrazioni.

E' disponibile sia in formato cartaceo che in ebook ad un prezzo davvero accessibile.

http://blockmianotes.wordpress.com/il-tarlo/

copertina_tarlo_bigcartel_low.jpg

Vi riporto di seguito come viene descritto sul sito dell'autrice:

Il progetto Tarlo nasce da un desiderio, il mio, di vedere le mie storie raccontate con una forma di comunicazione diversa dalla parola. Il progetto Tarlo è la riprova che i desideri si deve cercare di realizzarli, sempre.

E sono molto lusingata delle opere che i sei artisti presenti in questa raccolta hanno realizzato per me e per le mie parole.

Ognuna di queste tavole riesce a cogliere un colore, una sfumatura, un’atmosfera, un passaggio particolare.

Sono lusingata del tempo che mi hanno dedicato, dalla passione che ci hanno messo e della partecipazione al progetto Tarlo al di là delle illustrazioni.

E sono molto orgogliosa del risultato finale, del libro che siamo riusciti a mettere insieme.

Sono orgogliosa delle professionalità che sono state coinvolte sia per quanto riguarda la parte grafica, impaginazione, copertina e eBook, sia per quanto riguarda i consigli editoriali.

Quando poi le professionalità sono anche delle belle persone allora è fatta. Anzi, si fa perché le professionalità sono, prima di tutto, delle belle persone.

Mi piace l’idea della collaborazione viva, dell’esperimento, del vedere fin dove si riesce ad arrivare cercando di realizzare un’idea. Mi piace sbagliare per poi non ripetere l’errore.

Mi piace l’artigianalità dell’autoproduzione, il mettersi in gioco dall’inizio alla fine, esserci in ogni passaggio, nel bene e nel male.

Tutto questo sta dentro a “Il tarlo ippopotamo e altri racconti a miccia cortaâ€.

Tutto questo e sei racconti scelti tra quelli che ho scritto negli ultimi quattro anni.

“Il tarlo ippopotamoâ€, “Treno, metropolitana, tramâ€, “Mariarosaâ€, “Capelli neriâ€, “Non c’èâ€, “Neveâ€.

Ho scelto questi perché penso che siano i migliori che ho scritto. Li ho scelti perché in ognuno di questi sei pezzi ho qualcosa di molto importante da dire.

E sono legata all’anarchico gnac di Tarlo Ippopotamo, alla serena tristezza di Mariarosa, all’amore di “Neveâ€, all’incoscienza misurata di Caterina, all’obliquità di Chiara. E sono legata alla rabbia e al dolore che scorrono nelle vene di Cesca.

Puoi trovarne il ritratto in qualche noto bestiario, vecchie litografie, magari no. Zeppo di nevrosi, pungoli affilati, il tarlo ippopotamo non ha requie, né te ne dà. Sbuca da qualche scansia, una qualsiasi, e corre a pruderti addosso, trapano di un insetto. Come un frinire, o struscìo di metalli. Ti si fa sotto e attacca con le sue storie, sei racconti a miccia corta, se nonli lanci subito esplodono in mano. Sei noccioli di guai, ironie, dolori, ognuno allergico a retorica e pietismi. La bestiola li palleggia in bocca come cicche, semini di certi frutti grassi, colorati e amari, capaci di strozzarti, se solo provi a mandarli giù. Così continui a succhiarli. Sei episodi per diciannove tavole illustrate, altrettanto a miccia corta, saturnie e schiette, ché il tarlo ippopotamo non si accontenta di dire, vuole farti anche vedere. E ci sa fare, l’animaletto, gli va concesso. Apre la bocca, sussurra, stende un colore, tratteggia, ti prende. È che poi se ne resta lì, incollato al fianco, sulla tua spalla, dentro al cervello, proprio non se ne vuole più andare.

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