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Il fotografo, i suoi libri e la sua musica


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Ok, l'attrezzatura conta quasi niente. C'è l'attitudine, e tutte le sensazioni ed emozioni che la descrivono.

Una buona sintesi di queste cose sono la musica e i libri che ci piacciono e che spesso danno il ritmo e il tono agli scatti, o che perlomeno rispecchiano le sensazioni che abbiamo dentro quando scattiamo o pensiamo a una serie che ci piacerebbe realizzare.

Ciò che vi chiedo dunque è proprio ciò che vi appassiona e che vi portate in testa lavorando alle vostre foto, ciò che magari vi ispira le atmosfere o che semplicemente le rispecchia. Parlo di musica e libri perché sono le cose più semplici e in un certo senso generalizzabili, ma ovviamente i fattori sono migliaia e penso ad esempio alle città, ai luoghi, ai cieli e alle persone che incontriamo. Per poterne parlare però ci vorrebbero una nottata, una taverna, del vino rosso, castagne, chitarra, pianoforte e un caminetto, cose che a Italiamac non hanno ancora inserito.

Inizio io: in questi giorni tra i libri sono tornato a Mario Rigoni Stern, coi suoi racconti di montagna che mi ridanno tutta l'essenzialità delle cose che contano, l'ultima semplicità dello svolgersi della vita (penso a "Storia di Tonle", perfetto per qualsiasi persona si debba comprendere o qualsiasi scelta si debba fare), ed anche un altro modo di vedere la stessa neve che ha imbiancato Pechino; in musica metto i Mono, disarticolati al''eccesso, coi suoni che vengono da una qualche isola dell'est e che sanno di ghiaccio e di primavera, e di perfezione, per quanto possa essere tale una sensazione.

Poi ogni situazione, ogni ritratto ha i suoi riferimenti ed è impossibile adattargliene alcuni precisi che abbiamo in testa, ma va bè, serve giusto l'atmosfera, uno spunto che arricchisca quel che gli altri comprendono delle nostre foto, perlomeno riferendoci al presente più vicino, dato che le cose cambiano e sarà anche bello aggiornarsi strada facendo, magari postando le foto e lasciandole un pochino meno sole e alla mercé della tecnica (che dopo tutto quanto imparato dal forum la tecnica dovrebbe ormai essere perfetta!).

Suggerisco anche di limitare il più possibile l'elenco dei nomi per arrivare alla sintesi che più si avvicini all'oggi, nonché ad evitare sfoggi di titoli che poi non sono più attinenti allo scopo iniziale.

Spero che la cosa vi interessi e invito chiunque voglia a scrivere qui sotto ciò che più gli corrisponde, buona giornata a tutti!

L.

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Bella discussione :)

In realtà di libri ispiratori ne leggo ben pochi (per mancanza di tempo), ma quando lo faccio ho una fantasia fervida che ricostruisce il racconto come se fosse un film (ed infatti i film veri, ispirati da libri, mi lasciano sempre l'amaro in bocca, non rispecchiando il mio film)

Musicalmente invece ho qualche carta in più da giocarmi.

Sto imparando ad ascoltare il jazz e mi rendo conto sempre più della semplicità del genere e della voglia di vita che spinge gli artisti. Brani dalle melodie semplici, ma profonde, che riescono a farmi riscoprire la bellezza dell'uomo e della natura. Ho sempre odiato la gente nelle mie immediate vicinanze (concittadini in primis), e un ascolto simile aiuta a rivalutare alcuni aspetti, e vedere con occhio nuovo situazioni in precedenza banali (e secondo me ciò aiuta tanto nel processo creativo).

In alto nell'olimpo del Jazz regna incontrastata "What a wonderful world", sintesi perfetta di come intendo io il jazz (a prescindere da cosa sia realmente).

E' un brano semplice, fin troppo abusato da remake da quattro soldi, ma sentirlo cantato dalla voce di un uomo come Armstrong è tutta un'altra storia. Traspare il suo amore per la vita, l'amore reciproco che la gente sa scambiarsi e la meraviglia di cose semplici come le nuvole bianche nel cielo azzurro. Basta prendersi un'ora di tempo, allontanarsi dalle città, ed andare in un qualsiasi posto di campagna con la propria fotocamera…dopo 10 minuti d'attesa del momento giusto, fermo ad osservare la scena, penso inesorabilmente "aveva ragione quell'uomo lì" :shock:

Quando invece "lavoro" alle foto si va decisamente di jazz allegro, ritmato e spensierato; la fase emotivamente pregnante è già passata, ora non resta che valutare le foto: avrò preso un abbaglio terribile o sono riuscito a comunicare ciò che volevo?

Mentre scatto invece, niente musica, assolutamente. E' così rilassante immergersi nel nulla (apparente) più assoluto :oops:

/edit

Specifico che se dovessi attenerci al significato stretto del titolo non dovrei scrivere in questa conversazione in quanto non fotografo e non aspirante tale. :)

(si ringrazia passwordlost per la pignoleria :rolleyes: )

«Learn all you can from the mistakes of others. You won't have time to make them all yourself» A. Sheinwold

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In effetti avrei potuto chiamare questa discussione con un titolo come "musica e libri dei fotoqualcosa", ma purtroppo non riesco a modificare il titolo del tread...;)

Coi dischi (i vinili! Quanto tempo) di Luis Armstrong ci sono cresciuto, insieme a Dave Brubeck... mi piace moltissimo anche Keith Jarret, e due sere fa col mood di un suo disco in cui suona insieme a Chet Baker e Bill Evans (!) ho fatto foto a una ragazza cinese secondo me molto bella che teneva tra le dita con le unghie tinta pastello una pipa in radica, e se fossero più decenti, sia per tecnica sia per decoro, mi piacerebbe postarle.

Con l'associazione di libri intendevo molto banalmente un collegamento di mood e sensi generali, tipo: foto sporche sporcate basse disperate come un Henry Miller, o delicate come le fanciulle in fiore di Proust, o schiette e sintetiche come Hemingway, etc.

Poi le arti si influenzano e ci mancherebbe altro, sono emozioni che si creano e restao dentro; Tondelli ad esempio citava spesso la colonna sonora dei propri libri perché diceva che quello era il ritmo delle sue frasi, e funziona più o meno allo stesso modo con tutte le arti.

Trarre una fotostoria da un libro credo possa essere solo una cosa molto mal riuscita, a meno che non si elabori moltissimo l'idea e tutto l'impianto della cosa, ma prenderne invece i concetti base, le idee che ti aprono la mente e ti danno una nuova lettura della realtà, un filtro che agisce nella tua testa ancor prima di guardare l'obiettivo... bè quello spesso c'è.

Qui una volta avevamo iniziato (e ovviamente nemmeno lontanamente finito) un progetto a mio parere molto interessante che partiva dalle parole di "Un Amore" di Dino Buzzati (storia di un architetto che si innamora in modo disperato di una ragazza di mestiere assai pragmatica e ambiziosa nella Milano tra '50 e '60) per raccontare le cosiddette "prostitute felici" o seconde mogli, figlie della praticissima e materiale cultura cinese. Nasceranno e cresceranno idee migliori, credo... ciao a tutti!

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