Vai al contenuto

Racconto del giorno: "Noi che il mondo lo vediamo così".


qwertykkk

Messaggi raccomandati

:ciao: non è un blog, lo ha detto il padrone! :dance:

Ecco! :love:

si si me ne frego.. sono cose che scrivo per ricordare cosa ho fatto... figurati..

io di tempo ne ho avuto tanto, spesso in condizioni impossibili..

leggi

ognuno scrive cosa vede, cosa sogna, cosa vuole...

quello che hai scritto tu mi fà ricordare l'armonia e la gioia..

ed è un pò diverso da quello che spesso vedono i miei okki..

buona domenica

Complimenti, letto tutto, anche se adesso sono in ritardo e i miei amici mi stanno aspettando. ;)

Spendo altri 2 minuti per te e ti dico:

1 Sei un poeta e scrivi con il cuore, questa è la cosa più importante.

2 Perchè vergognarsi? È chi non è capace di scrivere, chi non legge libri, chi vive senza cultura, che dovrebbe vergognarsi.

3 Se leggo un'altra volta una parola ("che spesso vedono i miei okki..") storpiata in questo modo ti faccio bannare. :ciao:

Abbiamo una bellissima lingua, non contaminiamola.:boh::mad:

------

Vi disturbo incollando un mio vecchio racconto...

Milano.

Sono le sette e dieci e Alessio è in ritardo. Il tram in cui si trova lo sta portando in centro, dove lo aspettano i suoi amici. Solita gente, solite coppie in fuga dal posto di lavoro, uomini seri e grigi dallo sguardo fisso nel vuoto, chissà cosa di così importante in testa.

Le porte si aprono, scendono le persone, salgono le persone e le porte si chiudono. Prossima fermata, stessa storia.

Alessio sente una pressione sulla spalla destra, si gira e si trova faccia a faccia con un vecchio sdentato che, nei sui abiti sporchi, si appoggia alla sua spalla destra senza il minimo pudore, come due vecchi amici. Alessio, scocciato, si alza e cambia posto. Giurerebbe di aver visto una scintilla di tristezza negli occhi di quel vecchio, sostituita subito dopo da quello sguardo estraneo agli avvenimenti a lui esterni, con una punta di solitudine ed un retrogusto di malinconico bisogno d’affetto. Il vecchio si alza e si appoggia ad un altra persona, una signora di sessant’anni suonati che, scandalizzata, si alza in fretta e furia, dimenticando un pacchetto e facendoselo passare poi da una sua amica, quasi avesse paura di scottarsi avvicinandosi troppo a quel sudicio vagabondo. Il vecchio volge il suo sguardo fuori dal finestrino, la pioggia che martella incessante, la guancia a contatto con il vetro e inizia a cantare incurante degli sguardi di disgusto, a voce alta, calmo. Un canto triste, un canto di terre lontane, una famiglia chissà dove, un passato ormai scomparso, una tristezza infinita che Alessio adesso riconosce, limpida come la pioggia che picchietta sul vetro. Si aprono le porte, si chiudono le porte. Sale una donna, sola con un passeggino e due sacchetti della spesa, ma non riesce a salire, ha bisogno di aiuto. Chi guarda fuori, chi fa finta di non vedere, chi sfoglia le pagine del giornale più rumorosamente possibile, uno solo si alza e l’aiuta. Ancora cantando, si avvicina, prende in mano il passeggino e lo porta sul tram, facendo una carezza al bambino che lo guarda dai suoi occhi pieni d’innocenza, senza la minima ombra di giudizio. Alessio guarda, pensa, capisce. Milano, la città della pazzia, dove chi ha ancora dei sentimenti è pericoloso, dove chi è altruista viene additato senza indugio, e solo allora si rende conto che è la città stessa ad aver perso la ragione, dimenticando gli ultimi presupposti che la catalogavano come luogo di vita di più persone, ormai automi privi di valori e pieni di giudizi. Anche lui però non si è alzato, ha guardato la scena impassibile, contaminato dalla stessa pazzia che adesso ha riconosciuto. Senza pensare, Alessio si alza e, asciugandosi una lacrima che gli riga la guancia, abbraccia quel vecchio vagabondo, superstite di bontà in quell’oceano di pazzi maledetti.

Gordon Irving

Link al commento
Condividi su altri siti

Milano.

Sono le sette e dieci e Alessio è in ritardo. Il tram in cui si trova lo sta portando in centro, dove lo aspettano i suoi amici. Solita gente, solite coppie in fuga dal posto di lavoro, uomini seri e grigi dallo sguardo fisso nel vuoto, chissà cosa di così importante in testa.

Le porte si aprono, scendono le persone, salgono le persone e le porte si chiudono. Prossima fermata, stessa storia.

Alessio sente una pressione sulla spalla destra, si gira e si trova faccia a faccia con un vecchio sdentato che, nei sui abiti sporchi, si appoggia alla sua spalla destra senza il minimo pudore, come due vecchi amici. Alessio, scocciato, si alza e cambia posto. Giurerebbe di aver visto una scintilla di tristezza negli occhi di quel vecchio, sostituita subito dopo da quello sguardo estraneo agli avvenimenti a lui esterni, con una punta di solitudine ed un retrogusto di malinconico bisogno d’affetto. Il vecchio si alza e si appoggia ad un altra persona, una signora di sessant’anni suonati che, scandalizzata, si alza in fretta e furia, dimenticando un pacchetto e facendoselo passare poi da una sua amica, quasi avesse paura di scottarsi avvicinandosi troppo a quel sudicio vagabondo. Il vecchio volge il suo sguardo fuori dal finestrino, la pioggia che martella incessante, la guancia a contatto con il vetro e inizia a cantare incurante degli sguardi di disgusto, a voce alta, calmo. Un canto triste, un canto di terre lontane, una famiglia chissà dove, un passato ormai scomparso, una tristezza infinita che Alessio adesso riconosce, limpida come la pioggia che picchietta sul vetro. Si aprono le porte, si chiudono le porte. Sale una donna, sola con un passeggino e due sacchetti della spesa, ma non riesce a salire, ha bisogno di aiuto. Chi guarda fuori, chi fa finta di non vedere, chi sfoglia le pagine del giornale più rumorosamente possibile, uno solo si alza e l’aiuta. Ancora cantando, si avvicina, prende in mano il passeggino e lo porta sul tram, facendo una carezza al bambino che lo guarda dai suoi occhi pieni d’innocenza, senza la minima ombra di giudizio. Alessio guarda, pensa, capisce. Milano, la città della pazzia, dove chi ha ancora dei sentimenti è pericoloso, dove chi è altruista viene additato senza indugio, e solo allora si rende conto che è la città stessa ad aver perso la ragione, dimenticando gli ultimi presupposti che la catalogavano come luogo di vita di più persone, ormai automi privi di valori e pieni di giudizi. Anche lui però non si è alzato, ha guardato la scena impassibile, contaminato dalla stessa pazzia che adesso ha riconosciuto. Senza pensare, Alessio si alza e, asciugandosi una lacrima che gli riga la guancia, abbraccia quel vecchio vagabondo, superstite di bontà in quell’oceano di pazzi maledetti.

Gordon Irving

Questa è milano...purtroppo...:ghghgh:

complimenti:fiorellino:

flickrâ„¢

Link al commento
Condividi su altri siti

scrivi molto bene, non sapevo di questa altra tua dote...

allora non sei un cazzone :fiorellino:

cmq... mi capita di vedere quel che hai scritto la pazzia di Milano, o meglio la sua indifferenza... ma per fortuna ogni tanto mi capitano cose che illuminano l'intera giornata!

Non ti voglio vendere nulla...vieni a trovarmi!

Club Acer Aspire One: tessera n. 3 - UBUNTU -

Link al commento
Condividi su altri siti

tu scrivi di milano... io di roma :-)

la doccia toglie la puzza di una giornata con troppe persone nella stesa stanza. un odore di chiuso, di uomini che aspettano cose migliori, che respirano la stessa aria fatta di aspirazioni, di pressioni familiari, di debiti, di sotterfugi per cercare di vivere meglio. un odore che si mette sulla pelle che ti fà sudare la fronte anche se senti freddo, che ti impregna i vestiti di umanità repressa, di città, di caos, di telefoni che squillano con improbabili suoni, di caffè di fretta.

l'asciugamano passa sopra ruvido, toglie quel sottile strato di stress e ti fà sentire subito meglio. profuma di sapone industriale, di donne che lo stirano, di cassoni su pulmini che arrivano sempre troppo tardi nonostante partano sempre troppo presto.

pulito.

esco sulla strada.

auto.

ovunque.

non posso credere che le persone possano rinunciare a tutto per seguire un pistone che sale e scende. una metafora sessuale che ci condiziona la vita. tutti corrono, tutti sono troppo veloci per essere in una città piena di traffico. Roma è bella nonostante tutto. ma sembra uscita da un film di fellini rivisitato per somigliare a blade runner. replicanti. cinesi o asiatici sono in ogni angolo che vendono valigie a turisti. ragazze bellissime e sfrontate che si fermano al Florians a civettare col barista. giovanissime turiste ancora più belle, tedesche, nordiche, vestite di felpe e calzettoni bianchi, che scrutano il modo, l'atteggiamento di queste piccole attrici. le guardano, cercano di capire cosa manca a loro per essere così desiderate, così corteggiate. si guardano, commentano il modus operandi delle fanatiche indigene. mi viene in mente un film. come spesso accade quando mi fermo a pensare. la comparazione col cinema è una costante per me. forse perchè mi piacciono le immagini che io non riesco a descrivere. penso all'alaska ed alla felicità assoluta che si prova di fronte alla natura che possiede. ho provato la stessa emozione vedendo la storia di quel ragazzo americano che abbandonò tutto per vivere in simbiosi con la natura e che perse la vita proprio di fronte a questa forza. nella trasposizione cinematografica piange vedendo la forza, la bellezza incommensurabile dello spazio, della vita fuori dai nostri canoni, delle montagne, della neve, dell'acqua.

a me succede spesso, provocandomi una malinconia immensa che non riesco a spiegare.

la voglia di fuggire da tutto. di bearmi solo di pioggia, di freddo, di sole, di elementi.

i suoni di una canzone, il rosso di una giornata che finisce dietro ai campanili di roma, dietro alberi, dietro palazzi che dicono gente.... mi provoca un'imporvviso senso di felicità. ma spesso questa velicità la vivo da solo.

ed è allora che mi scendono le lacrime..

come quelle della signora che raccoglie tutte le sue cose nelle buste di plastica e che maledice la vita, coprendosi con un fazzoletto, lasciando la panchina che l'aveva abbracciato durante la sua ultima notte.

MBAir 13", imac 24, imac G5 17 isight, harman kardon soundsticks - canon 5d mark 2 -canon EF macro 100 mm F/2,8 USM + canon EF 28-70 mm 2,8L - canon 70-200 mm 2,8L

Link al commento
Condividi su altri siti

Che è sto casino qua dentro... :ghghgh:

c'è posto?

Prego!Prego!Prego!

tu scrivi di milano... io di roma :-)

la doccia toglie la puzza di una giornata con troppe persone nella stesa stanza. un odore di chiuso, di uomini che aspettano cose migliori, che respirano la stessa aria fatta di aspirazioni, di pressioni familiari, di debiti, di sotterfugi per cercare di vivere meglio. un odore che si mette sulla pelle che ti fà sudare la fronte anche se senti freddo, che ti impregna i vestiti di umanità repressa, di città, di caos, di telefoni che squillano con improbabili suoni, di caffè di fretta.

l'asciugamano passa sopra ruvido, toglie quel sottile strato di stress e ti fà sentire subito meglio. profuma di sapone industriale, di donne che lo stirano, di cassoni su pulmini che arrivano sempre troppo tardi nonostante partano sempre troppo presto.

pulito.

esco sulla strada.

auto.

ovunque.

non posso credere che le persone possano rinunciare a tutto per seguire un pistone che sale e scende. una metafora sessuale che ci condiziona la vita. tutti corrono, tutti sono troppo veloci per essere in una città piena di traffico. Roma è bella nonostante tutto. ma sembra uscita da un film di fellini rivisitato per somigliare a blade runner. replicanti. cinesi o asiatici sono in ogni angolo che vendono valigie a turisti. ragazze bellissime e sfrontate che si fermano al Florians a civettare col barista. giovanissime turiste ancora più belle, tedesche, nordiche, vestite di felpe e calzettoni bianchi, che scrutano il modo, l'atteggiamento di queste piccole attrici. le guardano, cercano di capire cosa manca a loro per essere così desiderate, così corteggiate. si guardano, commentano il modus operandi delle fanatiche indigene. mi viene in mente un film. come spesso accade quando mi fermo a pensare. la comparazione col cinema è una costante per me. forse perchè mi piacciono le immagini che io non riesco a descrivere. penso all'alaska ed alla felicità assoluta che si prova di fronte alla natura che possiede. ho provato la stessa emozione vedendo la storia di quel ragazzo americano che abbandonò tutto per vivere in simbiosi con la natura e che perse la vita proprio di fronte a questa forza. nella trasposizione cinematografica piange vedendo la forza, la bellezza incommensurabile dello spazio, della vita fuori dai nostri canoni, delle montagne, della neve, dell'acqua.

a me succede spesso, provocandomi una malinconia immensa che non riesco a spiegare.

la voglia di fuggire da tutto. di bearmi solo di pioggia, di freddo, di sole, di elementi.

i suoni di una canzone, il rosso di una giornata che finisce dietro ai campanili di roma, dietro alberi, dietro palazzi che dicono gente.... mi provoca un'imporvviso senso di felicità. ma spesso questa velicità la vivo da solo.

ed è allora che mi scendono le lacrime..

come quelle della signora che raccoglie tutte le sue cose nelle buste di plastica e che maledice la vita, coprendosi con un fazzoletto, lasciando la panchina che l'aveva abbracciato durante la sua ultima notte.

Questo è un lato di Roma che su cui non avevo mai riflettuto...

Link al commento
Condividi su altri siti

Milano.

Sono le sette e dieci e Alessio è in ritardo. Il tram in cui si trova lo sta portando in centro, dove lo aspettano i suoi amici. Solita gente, solite coppie in fuga dal posto di lavoro, uomini seri e grigi dallo sguardo fisso nel vuoto, chissà cosa di così importante in testa.

Le porte si aprono, scendono le persone, salgono le persone e le porte si chiudono. Prossima fermata, stessa storia.

Alessio sente una pressione sulla spalla destra, si gira e si trova faccia a faccia con un vecchio sdentato che, nei sui abiti sporchi, si appoggia alla sua spalla destra senza il minimo pudore, come due vecchi amici. Alessio, scocciato, si alza e cambia posto. Giurerebbe di aver visto una scintilla di tristezza negli occhi di quel vecchio, sostituita subito dopo da quello sguardo estraneo agli avvenimenti a lui esterni, con una punta di solitudine ed un retrogusto di malinconico bisogno d’affetto. Il vecchio si alza e si appoggia ad un altra persona, una signora di sessant’anni suonati che, scandalizzata, si alza in fretta e furia, dimenticando un pacchetto e facendoselo passare poi da una sua amica, quasi avesse paura di scottarsi avvicinandosi troppo a quel sudicio vagabondo. Il vecchio volge il suo sguardo fuori dal finestrino, la pioggia che martella incessante, la guancia a contatto con il vetro e inizia a cantare incurante degli sguardi di disgusto, a voce alta, calmo. Un canto triste, un canto di terre lontane, una famiglia chissà dove, un passato ormai scomparso, una tristezza infinita che Alessio adesso riconosce, limpida come la pioggia che picchietta sul vetro. Si aprono le porte, si chiudono le porte. Sale una donna, sola con un passeggino e due sacchetti della spesa, ma non riesce a salire, ha bisogno di aiuto. Chi guarda fuori, chi fa finta di non vedere, chi sfoglia le pagine del giornale più rumorosamente possibile, uno solo si alza e l’aiuta. Ancora cantando, si avvicina, prende in mano il passeggino e lo porta sul tram, facendo una carezza al bambino che lo guarda dai suoi occhi pieni d’innocenza, senza la minima ombra di giudizio. Alessio guarda, pensa, capisce. Milano, la città della pazzia, dove chi ha ancora dei sentimenti è pericoloso, dove chi è altruista viene additato senza indugio, e solo allora si rende conto che è la città stessa ad aver perso la ragione, dimenticando gli ultimi presupposti che la catalogavano come luogo di vita di più persone, ormai automi privi di valori e pieni di giudizi. Anche lui però non si è alzato, ha guardato la scena impassibile, contaminato dalla stessa pazzia che adesso ha riconosciuto. Senza pensare, Alessio si alza e, asciugandosi una lacrima che gli riga la guancia, abbraccia quel vecchio vagabondo, superstite di bontà in quell’oceano di pazzi maledetti.

Gordon Irving

lo sai gordon che sono una tua lettrice e quindi...

rapita anche da questo racconto....:ghghgh:

nell attesa di leggere la seconda parte dell altro......:haha::)

www.tejido fpr code: sdc00

Link al commento
Condividi su altri siti

tu scrivi di milano... io di roma :-)

la doccia toglie la puzza di una giornata con troppe persone nella stesa stanza. un odore di chiuso, di uomini che aspettano cose migliori, che respirano la stessa aria fatta di aspirazioni, di pressioni familiari, di debiti, di sotterfugi per cercare di vivere meglio. un odore che si mette sulla pelle che ti fà sudare la fronte anche se senti freddo, che ti impregna i vestiti di umanità repressa, di città, di caos, di telefoni che squillano con improbabili suoni, di caffè di fretta.

l'asciugamano passa sopra ruvido, toglie quel sottile strato di stress e ti fà sentire subito meglio. profuma di sapone industriale, di donne che lo stirano, di cassoni su pulmini che arrivano sempre troppo tardi nonostante partano sempre troppo presto.

pulito.

esco sulla strada.

auto.

ovunque.

non posso credere che le persone possano rinunciare a tutto per seguire un pistone che sale e scende. una metafora sessuale che ci condiziona la vita. tutti corrono, tutti sono troppo veloci per essere in una città piena di traffico. Roma è bella nonostante tutto. ma sembra uscita da un film di fellini rivisitato per somigliare a blade runner. replicanti. cinesi o asiatici sono in ogni angolo che vendono valigie a turisti. ragazze bellissime e sfrontate che si fermano al Florians a civettare col barista. giovanissime turiste ancora più belle, tedesche, nordiche, vestite di felpe e calzettoni bianchi, che scrutano il modo, l'atteggiamento di queste piccole attrici. le guardano, cercano di capire cosa manca a loro per essere così desiderate, così corteggiate. si guardano, commentano il modus operandi delle fanatiche indigene. mi viene in mente un film. come spesso accade quando mi fermo a pensare. la comparazione col cinema è una costante per me. forse perchè mi piacciono le immagini che io non riesco a descrivere. penso all'alaska ed alla felicità assoluta che si prova di fronte alla natura che possiede. ho provato la stessa emozione vedendo la storia di quel ragazzo americano che abbandonò tutto per vivere in simbiosi con la natura e che perse la vita proprio di fronte a questa forza. nella trasposizione cinematografica piange vedendo la forza, la bellezza incommensurabile dello spazio, della vita fuori dai nostri canoni, delle montagne, della neve, dell'acqua.

a me succede spesso, provocandomi una malinconia immensa che non riesco a spiegare.

la voglia di fuggire da tutto. di bearmi solo di pioggia, di freddo, di sole, di elementi.

i suoni di una canzone, il rosso di una giornata che finisce dietro ai campanili di roma, dietro alberi, dietro palazzi che dicono gente.... mi provoca un'imporvviso senso di felicità. ma spesso questa velicità la vivo da solo.

ed è allora che mi scendono le lacrime..

come quelle della signora che raccoglie tutte le sue cose nelle buste di plastica e che maledice la vita, coprendosi con un fazzoletto, lasciando la panchina che l'aveva abbracciato durante la sua ultima notte.

che belle immagini!!

mi sembrava di vedere delle immagini si......:)

complimenti!:ghghgh:

www.tejido fpr code: sdc00

Link al commento
Condividi su altri siti

se vi piace allora... vi racconto di un posto lontano... ma davvero lontano.

diario dall'afghanistan:

Le note di Giorgia entrano sulla mia scrivania piena di polvere.. con una canzone che mette ibrividi

.. "e poi sarà come morire..."

i brividi mi salgono dalla schiena, carezzano il collo, alzano i peli superficiali come se passasse un soffio di vento gelido solo su pochi millimetri di superficie

... "amore che non vola, che ti sfiora il viso e che ti

abbandona..."

ho la sensazione che dal naso iniziano a salire lacrime.. sono solo e potrei liberarmi dall'angoscia che mi pervade ogni mattina che vedo il mondo fuori e che combatto con la sensazione dello spazio vuoto fra le montagne. oggi è passato il fronte ed ha lasciato disegnati diversi livelli di sfondo con 3-4 linee di montagne che si vedono in differenti piani di lontananza...... le ultime hanno la cima bianca di eterno. il velo di nebbia che scende dal turkmenistan si scontra con le pirme avvisaglie dell'hindu kush e del selseleh-ye, le tavole di terra ocra verso l'iran sono libere e dicono che il caldo presto arriverà a trasformare tutto in polvere finissima

come borotalco.

il suono dei generatori è sempre in sottofondo e non

bastano le grida del mattino a scansare il sottile ronzio che ti

accompagna per tutto il giorno. la vita nel campo scorre lenta. si

muove come se fosse un pachiderma che è pronto ad impazzire e a

trasformarsi nella fila delle formiche quando mischi la fila indiana e

tutte diventano improvvisamente imprevedibili e iperattive. ho la

necessità di vedere cose che non siano colorate di grigio e di

sabbia..

rientro nella tenda con la speranza che il caldo dei

condizionatori dopo la passeggiata del mattino sia come un abbraccio

di un pile già usato. il caldo ed il freddo sono come la gioia e

l'ansia, si sovrappongono, si superano come in una corsa folle a chi

arriva prima.. si susseguono durante la giornata come se fossero delle

cose assolutamente normali. a momenti di felicità per cose futili

susseguono stati di ansia profonda...

ieri sera ho perso tempo a guardare il cielo. era profondo e mi

toccava il naso rivolto verso l'alto con la moltitudine di segni

piccoli e infiniti. l'assenza di luce intorno lo apre come un vaso di

pandora.. più lo guardi più lo vedi profondo, più ti perdi nel sogno

di poter essere una cometa.. e di poter viaggiare a ritroso nello

spazio e nel tempo.. per poter tornare da dove sei venuto.. o per

raggiungere prima il termine del viaggio..

Giorgia ha terminato un'altra canzone.. la sensazione di peso al naso

è scomparsa. forse sono di nuovo pronto per andare a prendere la

giusta dose di rumore su quel camion fatto di metallo e di kerosene..

vado a prendere le meteo ma tanto sò che non serviranno.. il cielo è

terso e alto come quello di stanotte.... solo più luminoso..

buon giorno sole, buongiorno roccie.. aspettatemi vi vengo a prendere...

MBAir 13", imac 24, imac G5 17 isight, harman kardon soundsticks - canon 5d mark 2 -canon EF macro 100 mm F/2,8 USM + canon EF 28-70 mm 2,8L - canon 70-200 mm 2,8L

Link al commento
Condividi su altri siti

funnybear mi piace leggerti si!

e poi ho dato un occhiata al tuo sito....

ci sono delle foto molto "particolari" complimenti anche per la tua presentazione letta con cura :DD

un saluto di buona giornata anche a Gordon visto che passavo di quà..... :DD

www.tejido fpr code: sdc00

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 4 settimane dopo...
se vi piace allora... vi racconto di un posto lontano... ma davvero lontano.

diario dall'afghanistan:

Le note di Giorgia entrano sulla mia scrivania piena di polvere.. con una canzone che mette ibrividi

.. "e poi sarà come morire..."

i brividi mi salgono dalla schiena, carezzano il collo, alzano i peli superficiali come se passasse un soffio di vento gelido solo su pochi millimetri di superficie

... "amore che non vola, che ti sfiora il viso e che ti

abbandona..."

ho la sensazione che dal naso iniziano a salire lacrime.. sono solo e potrei liberarmi dall'angoscia che mi pervade ogni mattina che vedo il mondo fuori e che combatto con la sensazione dello spazio vuoto fra le montagne. oggi è passato il fronte ed ha lasciato disegnati diversi livelli di sfondo con 3-4 linee di montagne che si vedono in differenti piani di lontananza...... le ultime hanno la cima bianca di eterno. il velo di nebbia che scende dal turkmenistan si scontra con le pirme avvisaglie dell'hindu kush e del selseleh-ye, le tavole di terra ocra verso l'iran sono libere e dicono che il caldo presto arriverà a trasformare tutto in polvere finissima

come borotalco.

il suono dei generatori è sempre in sottofondo e non

bastano le grida del mattino a scansare il sottile ronzio che ti

accompagna per tutto il giorno. la vita nel campo scorre lenta. si

muove come se fosse un pachiderma che è pronto ad impazzire e a

trasformarsi nella fila delle formiche quando mischi la fila indiana e

tutte diventano improvvisamente imprevedibili e iperattive. ho la

necessità di vedere cose che non siano colorate di grigio e di

sabbia..

rientro nella tenda con la speranza che il caldo dei

condizionatori dopo la passeggiata del mattino sia come un abbraccio

di un pile già usato. il caldo ed il freddo sono come la gioia e

l'ansia, si sovrappongono, si superano come in una corsa folle a chi

arriva prima.. si susseguono durante la giornata come se fossero delle

cose assolutamente normali. a momenti di felicità per cose futili

susseguono stati di ansia profonda...

ieri sera ho perso tempo a guardare il cielo. era profondo e mi

toccava il naso rivolto verso l'alto con la moltitudine di segni

piccoli e infiniti. l'assenza di luce intorno lo apre come un vaso di

pandora.. più lo guardi più lo vedi profondo, più ti perdi nel sogno

di poter essere una cometa.. e di poter viaggiare a ritroso nello

spazio e nel tempo.. per poter tornare da dove sei venuto.. o per

raggiungere prima il termine del viaggio..

Giorgia ha terminato un'altra canzone.. la sensazione di peso al naso

è scomparsa. forse sono di nuovo pronto per andare a prendere la

giusta dose di rumore su quel camion fatto di metallo e di kerosene..

vado a prendere le meteo ma tanto sò che non serviranno.. il cielo è

terso e alto come quello di stanotte.... solo più luminoso..

buon giorno sole, buongiorno roccie.. aspettatemi vi vengo a prendere...

urca. Senza parole. :ghghgh:

:ghghgh::clap::prr:

Link al commento
Condividi su altri siti

Quertykkk scusa se posto qua, ma non mi andava di aprire un topic apposta...

Non voglio raccontare una storia, un racconto, non so se sono bravo a scrivere o no, scrivo quello che penso, e in questo momento mi voglio sfogare, vorrei urlare, ma non posso, quindi scrivo qui e spero di non rompere le palle a nessuno...

Sono stanco, stanco perchè voglio dare una svolta a questa vita di merda...

Stanco perchè voglio cambiare alcuni elementi che mi girano intorno...

Stanco perchè vivere in una città del sud non è poi così bello...

Stanco perchè la vita spesso ha delle svolte...

Stanco perchè una di queste svolte non l'ho ancora avuta...

Sono stanco...

Non ce la faccio più a vivere in una città come questa, in un paese come questo, in tv gli esperti o i "grandi" politici parlano di terzo mondo, ma forse non hanno ancora capito che nel terzo mondo ci siamo anche noi...

Non ce la faccio più perchè la gente di questa città è insopportabile e la poca gente che si salva probabilmente se nè andata o è in progetto di andarsene...

Non ce la faccio più di questi fighetti dai 12 ai 20 anni che si credono di saper e poter fare tutto della propria vita quando in realtà non sanno e non potranno mai fare un cazzo della propria vita...

Non ce la faccio più di sopportare questi fighetti, che ti guardano come se ti vogliono mettere paura, ma non sanno che a me non fanno paura, non sanno che una persona troppo paziente quando esplode può essere pericolosa, non sanno un cazzo, è per questo che li odio, figli di papà che dopo il diploma hanno la strada spiazzata, ma che sapranno sfruttare al massimo il 10% di quello che la vita gli offre, mentre io mi dovrò fare il culo per una vita per avere quel loro 10%...

Non ce la faccio più perchè parlare bene di questa città ormai è impossibile...

Non ce la faccio più...

Link al commento
Condividi su altri siti

Grazie...

Ci mettiamo in società insieme? :fiorellino:

Scherzi a parte, capisco perfettamente cosa vuoi dire, ma sono sicuro che CERTE persone non avranno mai alcune soddisfazioni nella vita. Come partire dal niente e un giorno trovarsi a 50 anni ricco sfondato, con una famiglia, con dei valori che è riuscito a insegnare ai propri figli, potersi guardare alle spalle e dire: mi sono fatto da solo.

Non credo che questo abbia prezzo. :fiorellino:

Link al commento
Condividi su altri siti

Archiviato

Questa discussione è archiviata e chiusa a future risposte.

×
×
  • Crea Nuovo...