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La scuola nel paese dei balocchi


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La Repubblica - 20 ottobre 2007 - pag. 1

*La scuola nel paese dei balocchi*

di Mario Pirani

Non credo che l´opinione pubblica abbia afferrato il valore della

reintroduzione degli esami di riparazione, anche se la formula odierna è

assai più articolata di quella in vigore fino al 1995, quando il ministro

D´Onofrio (primo governo Berlusconi) ebbe la brillante idea, con l´appoggio,

però, dell´intero Parlamento, di abolirli. E, infatti, sarebbe ingiusto

addossare tutta la responsabilità di quella misura al ministro Udc che firmò

il decreto. Era quello il punto culminante di una deriva che dal ´68 in poi

vide nella destrutturazione di ogni gerarchia scolastica, in particolare di

quella tra docente e discente, la via per arrivare a una scuola di massa di

stampo egualitario.

Una scuola che, eliminando anche su scala studentesca la formazione di

élites, assicurasse a tutti i giovani, nessuno escluso, una formazione

sufficiente.

L´insegnamento di don Milani che si basava su due pilastri, la

valorizzazione della figura del maestro e lo sforzo per insegnare a tutti,

anche con modalità nuove e particolari per i meno dotati, venne via via

distorto nell´automatismo delle promozioni generalizzate quale che fosse il

grado di apprendimento. Gli insegnanti vennero esautorati dalla possibilità

di premiare e punire i loro alunni con un voto che veniva perdendo di

significato pratico. La condotta non contò più ai fini del profitto e anche

il bullo più protervo sapeva di potersela cavare, al massimo, con qualche

giorno di sospensione. La figura del docente perse di conseguenza, tranne

quelli dotati di particolare carisma, ogni autorità di ruolo. La pedagogia

imperante imbrigliò in forma di direttive, norme burocratiche, imposizioni

didattiche l´assieme di dissennatezze che si era venuto accumulando e le

chiamò «riforme», firmate con un unico disegno e qualche variabile, da

ministri di sinistra e di destra. Il berlusconismo, poi, incentivò la

nefasta teoria della scuola come azienda (le famigerate tre I: impresa,

inglese, internet) per cui i clienti-studenti avevano ragione per principio,

qualunque cosa pretendessero e i commessi-insegnanti dovevano cercare di

adeguarsi, pena le reprimende del direttore aziendale, un tempo preside.

Letizia Moratti accentuò il permissivismo, svuotando l´esame di Stato,

abolendo l´esame finale di ammissione, incrementando il lassismo dei

diplomifici privati. Infine, in un impeto di sincerità, cancellando

l´aggettivazione di Pubblica dalla denominazione del ministero, che si

chiamò semplicemente dell´Istruzione (ora, col centro sinistra, l´aggettivo

è tornato).

Frattanto si passò per legge dal diritto allo studio, garantito dalla

Costituzione, al «diritto al successo formativo», dove non c´è spazio per

l´insuccesso e che nessuna costituzione può assicurare. Ci pensò l´inventiva

pedagogista: chi alla fine dell´anno si mostrava assolutamente carente gli

si dava un voto virtuale, un sei rosso, come veniva chiamato, perché era

scritto sui quadri finali con questo colore. Poi lo si nascose in nome della

privacy e la carenza è stata, finora, resa nota per lettera ai genitori, con

l´informazione che, per ogni materia con insufficienza grave, il loro

figliolo era gravato da un «debito» che avrebbe dovuto saldare negli anni

seguenti. Ma in tutto quest´arco di tempo solo uno studente su 4 si è

dimostrato capace di saldare i debiti entro la fine del successivo arco

scolastico. La maggioranza ne esce fino al termine dei corsi con una serie

di promozioni che si portano in seno una sequela di bocciature, cancellate

artificiosamente. Magari si iscrive a Lettere qualcuno che seguita a

scrivere cuor col q, da sempre insufficiente in italiano e latino; o a

ingegneria chi non è mai riuscito a risolvere una equazione. Si è giunti

all´assurdo che molte facoltà universitarie si siano viste costrette ad

organizzare per i nuovi iscritti corsi di italiano, per insegnar loro almeno

la grammatica e la sintassi. Questo spiega la ragione di quelle classifiche

internazionali che condannano i nostri ragazzi agli ultimi posti in Europa.

Il che non vuol dire - si badi bene - che non vi sia una corposa aliquota di

alunni di eccellenza e che, quando, come ormai sovente avviene, completano i

loro corsi all´estero risultino fra i più preparati. Si tratta, infatti, di

giovani studiosi, avvantaggiati, però, dall´esser figli di famiglie dove la

cultura è di casa e/o di buone condizioni economiche. L´egualitarismo

permissivo ha prodotto una scuola dove la differenza di classe sociale

genera una ingiustizia assai più grave che nel passato.

L´abbandono di ogni principio di autorità, la cancellazione di ogni concetto

di limite, la delegittimazione degli insegnanti ha indotto una parte

crescente di giovani ad immaginare che la scuola sia un luogo da

attraversare di tappa in tappa, anche senza eccessiva fatica e sforzo, dove

ogni tipo di comportamento è tollerato ed impunito, dove non esiste

sanzione, dove i più scansafatiche e i bulli si affermano e prevalgono nel

gruppo, mentre chi studia e si comporta bene è considerato un fesso, perché

tanto, alla fine, il risultato appare equivalente.

Quest´anno il numero di ragazzi che si avviano alla conclusione del ciclo

scolastico carichi di debiti inesigibili è di ben 800mila, il 41%

dell´intera popolazione scolastica delle superiori! Matematica, italiano,

lingua straniera e latino, materie decisive per la formazione, sono proprio

quelle dove si accumulano i debiti. Sono dati impressionanti e va dato atto

al ministro Giuseppe Fioroni e alla sua vice, Mariangela Bastico (fino a

ieri Margherita e Ds), di essersi mossi con coraggio e intelligenza per

arginare il torrente di ignoranza che rischia di sommergere la gioventù di

questo Paese e per ridare ruolo, senso e dignità alla scuola pubblica. Il

«ritorno all´ordine» da loro intrapreso si è mosso in questo anno e mezzo in

più di una direzione: è stato rivalutato l´esame di Stato, immettendo nella

commissione giudicatrice la metà di commissari esterni, più il presidente; è

stato reintrodotto lo scrutinio di ammissione alla terza media; briglie più

severe sono state tirate per impedire che i «diplomifici» privati seguitino

a sfornare «facili» titoli di studio, la scuola dell´obbligo è stata alzata

a 16 anni. Ora hanno compiuto il passo decisivo, abrogando la possibilità di

trascinare il carico di debiti da un anno all´altro. A differenza dei vecchi

esami di riparazione, si è però previsto un meccanismo di supporto

permanente e gratuito per gli alunni in difficoltà. Per renderlo operante

sono stati stanziati 150 milioni nella Finanziaria. Secondo questo

meccanismo dopo il primo quadrimestre si procede a un primo scrutinio e chi

risulterà impreparato dovrà frequentare nel pomeriggio corsi di recupero che

la scuola è obbligata ad organizzare.

Una seconda verifica si avrà al termine del secondo quadrimestre. Chi

risultasse ancora in deficit avrà a disposizione corsi di ripetizione

gratuiti (anche se le famiglie possono optare per una assunzione diretta del

recupero, a loro carico). Entro il 31 agosto scatta la terza prova. Chi la

supera è promosso, chi no ripeterà l´anno.

In concomitanza anche l´ampio spettro della condotta è stato investito dal

nuovo spirito che sembra animare viale Trastevere. È inutile ricordare qui -

le cronache ne sono piene da anni - i ricorrenti episodi di bullismo che

devastano la vita scolastica. Finora, in base allo Statuto dei diritti dello

studente, potevano essere al massimo puniti con 15 giorni di sospensione. La

punizione, inoltre, non incideva sulla valutazione di merito (in seguito al

depotenziamento del 7 in condotta). Ora basta. Con un decreto del Consiglio

dei ministri lo Statuto è stato modificato. Gli atti di prepotenza e

violenza verranno sanzionati, commisurandoli all´infrazione o al reato. La

bravata occasionale è altra cosa dall´aggressione sistematica al ragazzo

down. Ma per i violenti recidivi, i vandali, i diffusori di filmati osceni e

simili sarà possibile l´allontanamento per l´intero anno scolastico, che

risulterà perduto, e la non ammissione all´esame di Stato. La punizione

potrà essere accompagnata da misure sociali. Ad esempio chi insulta e

perseguita un disabile sarà obbligato a frequentare ed aiutare per un certo

periodo una comunità down, così da acquisire consapevolezza della gravità

del suo comportamento. Il risarcimento degli atti di vandalismo addebitati

alle famiglie. Naturalmente, per assicurare garanzia giuridica alla

punizione, è previsto un organismo interno di ricorso.

Questi i tratti essenziali della svolta in atto. Essa rappresenta un

recupero di valori essenziali dell´insegnamento scolastico, può dare ai

giovani un di più di impegno e di fatica ma anche un grado di cultura ben

più solida per l´avvenire. Soprattutto una possibilità di maggiore

eguaglianza sociale nel grado di apprendimento. La svolta - che dalle

colonne di Repubblica abbiamo auspicato da anni - ha incontrato, peraltro,

le prime ostilità. Non ci riferiamo alle comprensibili manifestazioni di

piazza dei tanti giovani che vorrebbero nulla mutasse e il percorso

scolastico restasse privo di ostacoli (ma anche di qualità formative). Il

Paese dei Balocchi ha, infatti, sempre rappresentato una attrattiva fino al

giorno delle orecchie d´asino. No, ci preoccupa di più il riemergere delle

antiche preclusioni da parte di quei grumi della sinistra, impersonati in

questo caso dalla Cgil-Scuola e da Rifondazione, che ha bollato l´iniziativa

di Fioroni come un ritorno alla scuola selettiva. Costoro dovrebbero

riflettere al fatto che la destra, quando è stata al governo, si è mossa

invece proprio nella direzione da loro auspicata. Non a caso pochi giorni fa

il senatore leghista Calderoli, l´autore della legge elettorale «porcata»,

ne ha tentata un´altra delle sue con un odg, approvato da una coorte di

demagoghi irresponsabili, teso a silurare il decreto Fioroni. È sperabile il

governo tenga duro, non trovino eco queste critiche e non si ripeta, come su

altri temi, il solito compromesso al ribasso per snaturare e togliere forza

esecutiva alle misure approvate.

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premesso che ci sarebbe da editarla completamente sta discussione, perchè è politica...

resta il fatto, che non è un problema di opinione pubblica disinteressata o poco informata.. chi si lamenta sono gli studenti... coloro ai quali la riforma è destinata...

ora dei due l'una...

o gli studenti vogliono rimanere fannulloni che si salvano con i corsi di recupero finti

o gli studenti a prescindere dalla politica e da quale schieramento arrivino modifiche, le usi come pretesto per scioperare e starsene a casa...

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Io mi trovo molto d'accordo con l'articolo di Pirani, interessante il collegamento tra il fenomeno bullismo e la generale mancanza di meritocrazia...

Mi sembra una sciocchezza. Ovvero, mi sembra l'ennesimo modo per scaricare le responsabilità dalle spalle dei genitori.

ecce sto ad ostium et pulso

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